
anarchico, socialista, polemista feroce, romanziere, commediografo e giornalista, valera conclude la sua carriera proprio con questo "mussolini". il mussolini protagonista di queste pagine e` il vecchio compagno di battaglia socialista, scoperto e demistificato nel suo trasformismo e raffigurato nel macabro profilo di nuovo "padrone del vapore", sezionato e proposto nelle contraddizioni di un carattere subdolo, nei suoi umori piu` segreti e contorti. considerato dalla censura fascista un libro pericoloso, sequestrato e fatto rapidamente scomparire dalla circolazione, questo ritratto resta una delle opere piu` ambigue, ma anche una delle piu` acute e mordenti dell`autore.

ogni libro di dagerman ci costringe a mettere in dubbio le verita` ricevute e a guardarci allo specchio, come individui, come societa`, ma soprattutto come esseri umani. ribelle all`ingiustizia in ogni aspetto del vivere e a qualsiasi forma di oppressione, la sua opera conserva una pungente attualita`, e cosi` la sua riflessione politica e culturale, cui e` dedicata questa raccolta di interventi su quotidiani e riviste letterarie e anarchiche. con una sorprendente capacita` di leggere il proprio tempo e prevedere il nostro, con la sua coerenza estrema e irriducibile, dagerman denuncia le "gabbie" della moderna democrazia, dove un manipolo di poteri decide migliaia di destini, gli interessi dello stato prevaricano i diritti inalienabili della persona, e la cultura e` declassata a "gioco di societa`", slogan ideologico o anestetizzante di massa. ma soprattutto rivendica il compito della letteratura di "mostrare il significato della liberta`", di scuotere le coscienze per riscattare l`uomo e i suoi valori fondamentali: l`uguaglianza, la difesa dei deboli, la solidarieta`. e confessa il suo conflitto di scrittore diviso tra l`impegno sociale e l`inviolabile autonomia dell`immaginazione, che deve seguire liberamente le proprie vie per "toccare il cuore del mondo". se la politica e` definita l`arte del possibile, ovvero dei limiti, del compromesso, della rinuncia alla speranza, dagerman non puo` che difendere a gran voce la necessita` di una "politica dell`impossibile".