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la terra del rimorso di ernesto de martino, un classico del pensiero contemporaneo, verte sul tarantismo, un istituto culturale d`impronta magica, diffuso nelle comunita` contadine del salento, al cui interno la musica e la danza ricoprono un ruolo d`importanza primaria. nel 1959 de martino ne fece l`oggetto di un`innovativa inchiesta etnografica, guidando un`e`quipe formata da specialisti di discipline diverse, dalla storia delle religioni all`etnomusicologia, dalla psichiatria alla sociologia. lungi dall`essere un mero fenomeno morboso, il tarantismo si configura, nella straordinaria indagine demartiniana, come un orizzonte mitico-rituale di deflusso di profondi conflitti operanti nell`inconscio, fatti risalire al morso della taranta, monstrum mitico evocato dal suono di musiche del repertorio tradizionale, che i tarantati dovevano sfidare e vincere in una vorticosa gara di danza. questa nuova edizione conferisce il massimo risalto alla ricchezza teorica di un`opera che va ben oltre l`indagine di un peculiare fenomeno di catartica musicale, mobilitando le due competenze disciplinari, storico-religiosa e antropologica, che hanno innervato il pensiero di de martino. marcello massenzio individua la tematica etico-politica alla base della scelta di studiare il tarantismo, in un confronto con l`altro grande etnologo dei suoi tempi, claude le`vi-strauss e il suo disagio o di fronte alla disgregazione delle culture indigene nel mondo postcoloniale. fabio dei analizza l`altro dialogo cruciale nella genesi dell`opera, quello tra de martino e antonio gramsci, riconducendo il progetto delle spedizioni etnografiche nel mezzogiorno all`influenza delle annotazioni gramsciane sul folklore come cultura delle classi subalterne. con il dossier fotografico di franco pinna. introduzione di marcello massenzio e fabio dei.

al lavoro: schede, memorandum, presentazioni. a scuola: temi, tesine, relazioni. nel privato: post su facebook, email personali, chat sul cellulare. sara` anche l`epoca degli audiovisivi e della comunicazione in tempo reale, ma non abbiamo mai scritto tanto. e piu` dobbiamo scrivere, meno sembriamo capaci di farlo. ma, mette subito in chiaro claudio giunta all`inizio del libro, . e quindi? non potendo insegnare come si scrive, claudio giunta prova a spiegarci come non si scrive, passando in rassegna gli errori, i tic, i vezzi, le trombonerie e le scemenze che si trovano nei testi che ogni giorno ci passano sotto gli occhi: dall`antilingua delle circolari ministeriali alle frasi fatte dei giornalisti, dal gergo esoterico degli accademici e dei politici al giovanilismo cretino della pubblicita`... ma in questo slalom tra sciatterie e castronerie giunta trova per fortuna il modo di contraddire la sua dichiarazione iniziale, perche` insegnare "come non scrivere" significa anche dare delle utili indicazioni su come si scrive: per ogni cattivo esempio se ne puo` trovare uno buono da opporgli, per ogni vicolo cieco argomentativo c`e` una via di fuga creativa, e spesso basta un punto e virgola per risolvere una frase ingarbugliata. in questo anti-manuale spregiudicato, arguto e divertente, nella tradizione di "come si fa una tesi di laurea" di umberto eco ma aggiornato all`era di google, scopriamo che per scrivere bene bisogna ripartire da un po` di affetto per la nostra bistrattata lingua italiana, ma soprattutto bisogna tenere a mente poche regole di buon senso: se scriviamo lo facciamo perche` qualcuno ci legga, capisca quel ch

apparso nel 1934, questo libro riassume nel modo piu` completo i principi letterari maturati da pound in quasi trent`anni di attivita` letteraria. si presenta come un testo abbastanza impersonale da poter essere usato come manuale; in questo senso vanno interpretati il proposito di rifuggire dalla polemica diretta e la dovizia di documenti poetici scelti e commentati. tuttavia in questa introduzione alla letteratura, dai fini apparentemente scolastici, l`autore non ha potuto, o non ha voluto, astenersi da quella battaglia per una letteratura decente che, con le sue intimazioni e i suoi gesti, offre i connotati ormai quasi leggendari della sua figura di protagonista letterario. la critica letteraria di pound, un unicum nella cultura contemporanea, si mostra qui "incredibilmente vivace, intelligente e sopraffina" ("the new york times"). prefazione di marzio breda.

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