

affascinante, straricco, amato senza remore dalle donne - e dagli uomini - della sua vita, eppure ignaro dell`effetto che provoca sugli altri, stephen monk si trova a riavvolgere il nastro della propria esistenza, devastata dalla crisi del suo ultimo matrimonio. mentre il mondo precipita a velocita` vertiginosa verso il baratro della seconda guerra mondiale, monk torna dopo oltre trent`anni alla casa della sua infanzia, in una piccola comunita` quacchera della pennsylvania, nuovamente circondato dalle cure della che l`ha cresciuto con indefettibile abnegazione. e, costretto all`immobilita` da un incidente forse non del tutto casuale, decide di mettere ordine fra le lettere della prima moglie, elizabeth, una scrittrice di successo scomparsa da pochi anni. sara` lei, indirettamente, a gettare una luce nella sua confusione, aiutandolo a disfarsi del passato - -, a riflettere sulle leggi imperscrutabili che governano l`attrazione, ad accettare la stranezza del matrimonio, di tutti i matrimoni, almeno quelli che durano. e sara` sempre lei, che in un certo senso ha monk e ne ha fatto dei suoi personaggi, a fornirgli la chiave per comprendere e perdonare se stesso. cosi`, nel desiderio espresso da elizabeth: , si puo` leggere in filigrana quello che e` mirabilmente riuscito a isherwood in queste pagine.

nel marzo del 1929 il ventiquattrenne christopher isherwood lascia l`inghilterra per berlino, dove intende raggiungere l`amico w.h. auden ma soprattutto "scatenare i suoi desideri e sbattere ragione e buonsenso in prigione". nonostante l`ascesa del partito nazista, che finira` per toccarlo anche negli affetti piu` cari, la citta` gli appare un "misterioso tempio dell`iniziazione", e l`atmosfera libertina che vi regna lo risarcisce della plumbea ipocrisia sofferta in patria. per isherwood e` insomma un colpo di fulmine. torna a berlino durante l`estate, poi di nuovo in novembre, e stavolta senza un biglietto di ritorno, convinto com`e` di aver trovato "il crogiolo ribollente della storia nel suo divenire". ci rimarra` dieci anni, che si riveleranno fondamentali per la sua formazione e forniranno spunti, personaggi e ambientazioni ai suoi romanzi piu` famosi. "io sono una macchina fotografica con l`obiettivo aperto, completamente passiva, che registra e non pensa ... un giorno tutto questo andra` sviluppato, stampato con cura, fissato" si legge nell`incipit di "addio a berlino". solo nel 1976, tuttavia, l`impegno verra` onorato: grazie a questo libro, dove, dismessa la prudente maschera della fiction, isherwood punta finalmente la macchina fotografica su di se`, senza alcun filtro, regalandoci un toccante autoritratto.