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"sono qui raccolti per la prima volta tutti i principali scritti di edward hopper, unitamente alle sue piu` significative interviste e alle piu` importanti testimonianze di coloro che lo conobbero. sia le sue pagine, sia i racconti di critici e artisti che lo incontrarono, nello studio in washington square a new york, oppure a cape cod, nella casa affacciata sull`oceano che lui stesso aveva costruito all`inizio degli anni trenta, restituiscono un ritratto suggestivo e illuminante di uno dei maestri della pittura del novecento. hopper si riconferma una figura elusiva ed enigmatica ("non so quale sia la mia identita`. i critici ti danno un`identita`, e a volte tu gli dai una mano", dichiara lui stesso), ma le sue rare dichiarazioni sono una chiave imprescindibile per conoscerne la personalita`, le convinzioni, gli amori intellettuali. edward hopper (nyack 1882-new york 1967) e` il maggior esponente del realismo americano del nostro secolo. la sua pittura, ispirata alla scena americana, dove compaiono case vittoriane e binari ferroviari, fari sulla costa atlantica e caffe` solitari, distributori di benzina e immagini di strade cittadine, e` al tempo stesso quotidiana e metafisica. la sua opera, come e` stato detto, e` un`icona del mondo contemporaneo". (elena pontiggia) uscito nel 2000, il volume viene riproposto qui in una ristampa rivista e corretta, in occasione della grande mostra dedicata al pittore.

jacques derrida legge la vastissima opera di artaud nel segno del superamento "della metafisica cosi` come lo intende heidegger, indicando nello "stare sul limite" il luogo stesso che, rispetto alla storia della metafisica, "non e` ne` dentro ne` fuori". leggere antonin artaud al di qua di questo desiderio di riappropriazione di se` (di qualsiasi retorica del "corpo proprio") e della condanna di tutto cio` che egli identificava come l`improprio che investe, come si sa, la filosofia, la politica, la tecnica e, piu` in generale, le protesi, i derivati, i supporti, l`artificiale insomma, contro cui si scaglia in "pour enfinir avec le jugement de dieu"." (dallo scritto di alfonso cariolato)

"sono attratto dal mistero. non ch`io mi abbandoni con compiacimento alla seduzione della magia o alla poesia del meraviglioso. la verita` e` un`altra: non mi piace non capire, la qual cosa e` molto diversa dall`aver caro cio` che non si capisce, ma che tuttavia vi si avvicina in un punto molto preciso che e` quello di trovarsi come calamitato dall`indecifrato. la somiglianza non va oltre. infatti, invece di considerar subito l`indecifrato indecifrabile e rimanere dinanzi a lui affascinato e appagato, io lo considero, al contrario, come qualcosa "da decifrare", con il fermo proposito di giungere in qualche modo, se possibile, a capo dell`enigma." (roger caillois)

"possa venire il giorno (e forse verra` presto) in cui fuggiro` nei boschi di qualche isola dell`oceania, a vivere d`estasi, di calma e d`arte, circondato da una nuova famiglia, lontano dalla lotta europea per il denaro. li` a tahiti potro` ascoltare, nel silenzio delle belle notti tropicali, la dolce musica sussurrante degli slanci del mio cuore in amorosa armonia con gli esseri misteriosi che mi saranno attorno. finalmente libero, senza preoccupazioni di denaro, potro` amare, cantare e morire", cosi` scrive gauguin alla moglie mette qualche mese prima di partire per i mari del sud. per gauguin, e soprattutto per la sua pittura, e` un`esperienza decisiva, e` come tornare alle radici dell`esistenza, a un mondo fatto di istinto, di genuinita`, di ritmi naturali e di silenzi. ed e` questa realta` che gauguin ritrae nelle sue tele e racconta nelle pagine di un quaderno che intitola semplicemente "noa noa", profumo. un taccuino d`impressioni, che l`artista trascrive una volta rientrato a parigi: "preparo un libro" scrive alla moglie nell`autunno del 1893 "su tahiti che sara` molto utile per far capire la mia pittura". una sorta di memoriale, a supporto della sua arte, a rafforzare quel sentimento di primitivita` cosi` nuovo e cosi` difficile da far comprendere ai moderni europei. il testo e` qui presentato nella versione originale - non rimaneggiata dal poeta charles morice, a cui gauguin aveva affidato la revisione del manoscritto - e accompagnato da una selezione di lettere da tahiti alla moglie e agli amici.

una delle idee preferite di burckhardt, profondamente radicata in lui, e` che rubens abbia unito l`arte del nord con quella del sud. il primitivo entusiasmo per l`arte nordica, la successiva adorazione per l`italia, infine la meditata ammirazione per l`arte olandese, tutto confluisce nella figura di rubens. l`autore non si stanca di sottolineare il rapporto di continuita` tra il fiammingo e i predecessori italiani, non soltanto in occasione del soggiorno in italia durato dal 1600 al 1608, ma per tutta la sua vita, fino al culmine della sua ascesa artistica.

agli inizi degli anni trenta, a milano, un piccolo nucleo di artisti si dedica a una pittura chiara, impostata soprattutto sulla luce. i piu` vecchi di loro hanno poco piu` di trent`anni, e si raccolgono intorno al critico edoardo persico. nelle loro opere un nuovo rapporto fra arte e sentimento, fra arte e vita, subentra all`arte staccata dalla psicologia predicata dal ritorno all`ordine; un senso inquieto della brevita` del tempo sostituisce la ricerca di una dimensione di eternita`. nasce cosi` una pittura che comunica un senso di fragilita`, la cui leggerezza stessa e` l`emblema della vulnerabilita` di tutto cio` che esiste. definita inizialmente "romanticismo impressionista", questa pittura verra` chiamata da leonardo borgese, e poi da guido piovene, chiarismo.

"gia` da parecchio tempo vedevo chiaramente che un`analisi iconologica particolare degli affreschi di palazzo schifanoja avrebbe dovuto rivelare la duplice tradizione medioevale del mondo figurativo delle divinita` antiche. qui possiamo, seguendo le fonti, chiarire fino nei particolari tanto l`influenza della sistematica dottrina delle divinita` olimpiche, come la tramandavano i dotti mitografi medioevali dell`europa occidentale, quanto anche l`influenza della mitologia astrale, come essa si conservava imperturbata nei testi e nelle immagini della pratica astrologica. la serie degli affreschi murali di palazzo schifanoja a ferrara rappresentava le immagini dei dodici mesi. il simbolismo complesso e fantastico di queste figure ha resistito finora a ogni tentativo di elucidazione; dimostrero`, estendendo il campo di osservazione a oriente, che esse sono elementi sopravvissuti di una concezione astrale del mondo delle divinita` greche. sono di fatto null`altro che simboli delle stelle fisse i quali, errando per secoli dalla grecia attraverso l`asia minore, l`egitto, la mesopotamia, l`arabia e la spagna, certo hanno perduto in pieno la chiarezza dei loro contorni greci". il saggio e` corredato dalle riproduzioni dell`intero ciclo degli affreschi del salone di rappresentanza di palazzo schifanoja.

nel secondo dopoguerra, due americani, porter moresby e sua moglie kit, lasciano new york per andare a fare un viaggio in nord africa, assieme all`amico tunner. scoprono un paese per molti aspetti culturalmente distante, dove i popoli locali non si sono amalgamati con gli occidentali: francesi, spagnoli, americani. ciononostante, o forse proprio per questo, sotto quei cieli assolati e tra le dune del sahara la coppia cerca di ritrovare se stessa. e ci provera` attraverso vie tortuose fatte di tradimenti e incomprensioni. port si fara` sedurre e rapinare da una giovane donna del deserto, mentre kit cedera` alla corte di tunner con cui il marito l`ha fatta viaggiare da sola.

una citta` di mare che somiglia a genova, un oscuro fatto di sangue, un cadavere anonimo, un uomo che istruisce una sua privata inchiesta per svelarne l`identita`. ma il procedimento di spino, il detective della vicenda, non segue una logica di causa/effetto. invece delle apparenze visibili egli cerca i significati che queste apparenze contengono e la sua ricerca corre sul filo ambiguo che separa lo spettacolo dallo spettatore. cosi` la sua inchiesta "impazzisce" e da indagine su una morte slitta sul piano delle segrete ragioni che guidano un`esistenza, trasformandosi in una sorta di caduta libera, vertiginosa e obbligata al tempo stesso: una ricerca senza respiro tesa verso un obiettivo che, come l`orizzonte, sembra spostarsi con chi lo segue.

barnum e` sinonimo di spettacolo circense. per baricco, e` la parola-filtro con cui si diverte a guardare il mondo nei suoi interventi giornalistici (prima su "la stampa" di torino, indi su "la repubblica" con cui continua a collaborare): che siano eventi minori e marginali o grandi occasioni (la rivisitazione dell`arte di maria callas, il terremoto in umbria, un viaggio in giappone, l`arte di pollini, l`eredita` di calvino, e cosi` via), il taglio e lo stile sono quelli dello scrittore che va oltre il panorama offerto dai media intervenendo in qualche modo con il proprio pensiero e la propria intelligenza.

"che credibilita` si puo` avere nel motivare gli altri se non si e` capaci di motivare se stessi? nell`indirizzare gli altri se non si e` capaci di indirizzare se stessi? nel far crescere gli altri se non si e` capaci di far crescere se stessi?" il piu` grande successo di un individuo consiste nel realizzare se stesso. cio` presuppone innanzitutto accettarsi, guardarsi con lo sguardo curioso e benevolo di chi vuole esplorare un territorio sconosciuto per coglierne i frutti. non si realizza se stessi adottando un "modello vincente" che magari ci costringe a vivere la vita di un altro, si realizza se stessi nel regalare al mondo la propria piu` autentica essenza. guidati dalle riflessioni illuminanti dell`autore, potremo riscoprire nuovi e piu` profondi significati, spesso controcorrente, in concetti come verita`, coerenza, responsabilita`, rispetto, perdono e perfezione. e sapremo trovare la nostra personale via per metterli in atto nella nostra vita. riscoprire il talento dell`autenticita` e` il primo passo: per essere realmente felici; per creare legami solidi in ogni contesto di vita; per riconoscere e coltivare le potenzialita` proprie e altrui; per mettere fuori gioco i limiti di ciascuno.

"ogni volta che l`uomo si e` incontrato con l`altro, ha sempre avuto davanti a se` tre possibilita` di scelta: fargli la guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo". chi e` veramente l`altro da noi? l`altro non e` solo l`altro-individuo che condivide la fame, il freddo, la gioia, il dolore, in una parola la sorte di essere uomo. l`altro e` anche chi per razza, per religione, per cultura e tradizioni, dichiara una distanza che puo` essere superata solo dal cammino intrapreso da quanti vogliono veramente conoscere. come ha fatto erodoto dando forma a uno dei tratti fondamentali della civilta` occidentale; come continua a fare il reporter che kapuscinski incarna. l`altro comincia dove comincia la volonta` di capire e investigare. una breve illuminante "lezione" sulla curiosita` di superare i confini, per rispettarli. un piccolo libro, quattro conferenze che diventano il testamento spirituale di ryszard kapuscinski.

e perennemente in ritardo. e bella come il sole. e socievole, estroversa e... irraggiungibile. l`amore di henri bredin - timido studente della sorbonne, un po` goffo e sempre puntuale - sembra del tutto senza speranza. lui e valerie castel condividono la passione per gli stessi libri. ma per valerie, henri e` solo un compagno di studi e un buon amico, mentre per lui la ragazza con gli occhi acquamarina e il sorriso impertinente e` la donna piu` charmante del mondo. quando valerie trascorre le vacanze estive sulla riviera ligure e perde la testa per un italiano, a henri crolla il mondo addosso. non ha nessuna possibilita` contro quell`uomo affascinante, ricco e di dieci anni piu` grande di lui. o forse si`? un giorno, curiosando tra le bancarelle di libri usati lungo la senna, henri si imbatte in un libricino rilegato in pelle bordeaux. si tratta di un manuale del xvi secolo che contiene pozioni e strani infusi e promette di svelare niente meno che la ricetta dell`amore eterno, l`e`lixir d`amour e`ternel. contrariamente a ogni logica, henri decide di invitare a cena valerie e di cucinare per lei un perfetto "menu dell`amore". ma, tra tutte le sere possibili, quella e` proprio la volta in cui la ritardataria valerie decide di presentarsi nel piccolo appartamento di henri in rue mouffetard con largo anticipo...

gli occhi grandi e profondi a forma di mandorla, il volto dai tratti regolari, i folti capelli castani: la bellezza di maria e` di quelle che gettano una mali`a su chi vi posi lo sguardo, proprio come accade a pietro sala - che se ne innamora a prima vista e chiede la sua mano senza curarsi della dote - e, in maniera meno evidente, all`amico giosue`, che e` stato cresciuto dal padre di lei e che maria considera una sorta di fratello maggiore. maria ha solo quindici anni, pietro trentaquattro; lui e` un facoltoso bonvivant che ama i viaggi, il gioco d`azzardo e le donne; lei proviene da una famiglia socialista di grandi ideali ma di mezzi limitati. eppure, il matrimonio con pietro si rivela una scelta felice: fuori dalle mura familiari, maria scopre un senso piu` ampio dell`esistenza, una liberta` di vivere che coincide con una profonda percezione del diritto al piacere e a piacere. attraverso l`eros, a cui pietro la inizia con sapida naturalezza, arriva per lei la conoscenza di se` e dei propri desideri, nonche` l`apertura al bello e a un personalissimo sentimento della giustizia. durante una vacanza a tripoli, complice il deserto, maria scopre anche di cosa e` fatto il rapporto che, fino ad allora oscuramente, l`ha legata a giosue`. comincia una rovente storia d`amore che copre piu` di vent`anni di incontri, di separazioni, di convegni clandestini in attesa di una nuova pace.

il "livro do desassossego" e` costituito soprattutto da una disordinata collezione di frammenti nutriti dalla linfa del desassossego - dell`inquietudine esistenziale, dello spleen, del perturbante. l`opera originale e` di fatto uno zibaldone, un diario mai licenziato dall`autore come opera chiusa e compiuta. nel 1986, maria jose` de lancastre e antonio tabucchi tradussero e curarono per feltrinelli la prima edizione italiana del livro do desassossego, proponendo una scelta ragionata di lacerti da poco definitivamente attribuiti a bernardo soares - tratti dai due volumi della cosiddetta edizione "t" prado coelho - che finalmente dava a conoscere al pubblico, tentando una prima compilazione in forma di libro, lo zibaldone di bernardo soares filologicamente ancora "in divenire". "il secondo libro dell`inquietudine, a cura di roberto francavilla, completa il lavoro di antonio tabucchi e maria jose` de lancastre e gli rende omaggio (e proprio percio` contiene nel titolo l`arbitrio dell`aggettivo secondo).

storie viste dal marciapiede, dal basso di chi nei luoghi sta. cartoline, brevi lettere, trenta racconti scritti come si fa quando si parte per davvero e si racconta una storia a qualcuno che si ama. con lo stesso titolo era gia` uscito un altro libro di erri de luca, alla fine degli anni novanta. in quell`edizione c`erano le storie dei suoi viaggi nella bosnia in guerra, nel pieno della guerra civile jugoslava. in questo altro "pianoterra" quelle storie non ci sono quasi piu`. resta pero` identica la prospettiva di chi guarda. perche` questo libro e` un "atto di residenza": racconta luoghi, avventure, impressioni, uniti da un esclusivo punto di vista, quello del "pianoterra". "tra due esseri umani e` infinito il grado di premure che possono offrirsi incontrandosi al pianoterra di un marciapiede [...]. dall`angolo stretto di chi sta in una folla proviene la scrittura di queste pagine." cosa e` la virilita`, come cambia e cosa diventa. l`idea di patria. la pentola sul fuoco e nonna emma e decine di altre storie di residenza.

undici racconti, undici protagonisti; comune denominatore: la cattiveria, l`ipocrisia, il disprezzo per il dolore altrui, l`atavica mentalita` del servo che vuol solo essere padrone di altri servi. e un ritratto impietoso e sarcastico dell`egitto di oggi. molto lontano dall`esotismo turistico e dalla retorica "impegnata", e` il ritratto di un`umanita` piccolo-borghese irrimediabilmente sconfitta, improduttiva, rinchiusa nella propria rispettabilita` esteriore, ma moralmente abietta.

"vicolo del mortaio" e` la descrizione, lievemente ironica e distaccata, della vita quotidiana che si svolge in un vicolo del cairo, durante la seconda guerra mondiale. mahfuz ci offre il vivido ritratto di un`umanita` dolente, spesso molto misera: lo sfruttatore di mendicanti che procura mutilazioni definitive dietro compenso; il proprietario del caffe`, esacerbato da un`inclinazione omosessuale e dall`assuefazione alla droga; il giovane barbiere che vuole santificare il suo amore per il vicolo attraverso quello per una ragazza, hamida; e poi hamida stessa, nella cui volonta` di fuga dallo squallore del suo quartiere natio e` adombrata la ribellione radicale, l`impronta di un eterno e universale "esser-giovani", in opposizione a ogni forma di immobilita`. mahfuz rappresenta tutto cio` con semplicita` e insieme con esotica raffinatezza, dosando i dialoghi e i momenti di riflessione in modo da lasciare sempre un varco tra un episodio e l`altro. in ultimo, e` la vita, nella sua nudita` essenziale e drammatica, a imporsi a tutti come una sorta di riequilibratore deus ex machina.

. a cento anni dalla rivoluzione russa, ezio mauro ritorna nei luoghi dell`insurrezione popolare che ha invertito la direzione della storia. di san pietroburgo esplora i palazzi principeschi e gli angoli piu` tetri, sulle orme dei fatti, delle storie proibite e degli arcani che hanno scandito il corso di un anno grandioso e terribile. e la scoperta della citta` si trasforma via via nel racconto delle vicende di cui e` stata teatro. nella reggia di tsarskoe selo rasputin, il monaco nero, ha stregato lo zar nikolaj ii e tutta la sua corte. l`aristocrazia che per secoli ha governato i territori sterminati della grande madre russia precipita verso il suo rovinoso declino. le strade diventano irrequiete e tumultuose. lenin e trotzkij tornano dall`esilio, i bolscevichi si organizzano. di li` a poco, il treno della storia travolgera` tutti. ezio mauro attraversa la rabbia, la paura e la tragedia di una popolazione stremata dalla guerra e dalla carestia. rimette in scena il furore che ha afferrato l`anima di una citta` e la storia di un paese, cambiando per sempre il loro destino. con la penna del grande inviato, crea un cortocircuito tra passato e presente che rievoca nei luoghi della rivoluzione la stessa atmosfera di sofferenza, di lotta e di speranza nel cambiamento che l`ha ispirata e accesa, sfociando poi nel terrore. .

tara, la sorella audrey e i fratelli luke e richard sono nati in una singolare famiglia mormona delle montagne dell`idaho. non sono stati registrati all`anagrafe, non sono mai andati a scuola, non sono mai stati visitati da un dottore. sono cresciuti senza libri, senza sapere cosa succede nel mondo o cosa sia il passato. fin da piccolissimi hanno aiutato i genitori nei loro lavori: in estate stufare le erbe per la madre ostetrica e guaritrice, in inverno lavorare nella discarica del padre, per recuperare metalli. fino a diciassette anni tara non aveva idea di cosa fosse l`olocausto o l`attacco alle torri gemelle. con la sua famiglia si preparava alla sicura fine del mondo, accumulando lattine di pesche sciroppate e dormendo con uno zaino d`emergenza sempre a portata di mano. il clima in casa era spesso pesante. il padre e` un uomo dostoevskiano, carismatico quanto folle e incosciente, fino a diventare pericoloso. il fratello maggiore shawn e` chiaramente disturbato e diventa violento con le sorelle. la madre cerca di difenderle, ma rimane fedele alle sue credenze e alla sottomissione femminile prescritta. poi tara fa una scoperta: l`educazione. la possibilita` di emanciparsi, di vivere una vita diversa, di diventare una persona diversa. una rivelazione. il racconto di una lotta per l`autoinvenzione. una storia di feroci legami famigliari e del dolore nel reciderli.

variamente legata, nelle prove piu` giovanili, al gusto di elegante sperimentazione e insieme al culto dei classici che caratterizza l`area veneta di fine settecento, e nel 1797 intensamente coinvolta nella nuova situazione rivoluzionaria, la poesia foscoliana matura intorno al 1800 una straordinaria densita` e fermezza di scrittura in cui si declina il mito dell`eroe sconfitto e disingannato, in attesa di morte. in seguito, fra i "sepolcri" e" le grazie", foscolo tenta percorsi piu` complessi, nella direzione, suggerita soprattutto dagli antichi, di un discorso poetico che esplori la condizione umana e le sue chances, oltre il male storico. nel suo insieme un`esperienza fra le piu` alte nella poesia europea del tempo e pure sottilmente aperta sull`oggi.

il virginian era un piroscafo. negli anni tra le due guerre faceva la spola tra europa e america, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. dicono che sul virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da li` non fosse mai sceso. dicono che nessuno sapesse il perche`. questo racconto, nato come monologo teatrale, e` uscito per la prima volta nel 1994. nel 1998 giuseppe tornatore ne ha tratto il film "la leggenda del pianista sull`oceano".

in una famiglia di lupi cresceva un cucciolo davvero particolare. mamma e papa` erano un po` preoccupati. mentre i suoi fratelli pescavano le trote, lui alzava schizzi di acqua al sole, invece di cacciare i conigli, giocava con loro a nascondino e il solo cibo di cui era ghiotto erano le squisitissime foglie di acetosella... storia di un vero lupo: lupacchiotto, meraviglioso e unico nel suo genere! eta` di lettura: da 4 anni.

raccontare la vita di virginia woolf significa anche descrivere tutta l`animazione intellettuale degli anni venti a londra, in cui la scrittrice gioco` un ruolo fondamentale, non solo per le sue opere e i suoi interventi critici, ma anche per l`attivita` della casa editrice che fondo` col marito. l`autore ricostruisce il clima culturale di quegli anni, disegnando le figure di rilievo e i rapporti, talvolta tempestosi e ambigui, che virginia ebbe con amici e colleghi.

la storia della fuga di enea da troia in fiamme e della fondazione, dopo molte peripezie e battaglie, di roma, fu scritta da virgilio tra il 29 e il 19 a.c. e rimase incompiuta per la morte dell`autore all`eta` di cinquantuno anni. nei secoli, generazioni e generazioni di lettori si sono formate, commosse e divertite sulle pagine dell`"eneide". come scrisse il poeta thomas s. eliot, nella celebre conferenza "what is a classic?", tenuta a londra il 16 ottobre 1944, mentre la barbarie infuriava nel mondo: "in lui si riassumono tanti simboli della storia d`europa e rappresenta valori europei tanto essenziali [...]. nessuna lingua moderna puo` sperare di produrre un classico in questo senso. il nostro classico, il classico di tutta l`europa, e` virgilio".

e arrivata la primavera. il bello della primavera e che ogni anno tutto sembra nuovo, anche se e sempre uguale! grande riccio e piccolo riccio non vedono l?ora di ritornare la fuori, nel grande, sconfinato mondo. quanti amici da salutare e quante cose da raccontarsi... "ancora, ancora!" insiste piccolo riccio a ogni incontro e sembra non stancarsi mai. per fortuna grande riccio ha una pazienza infinita e gioca con lui e gli altri animali del bosco tutto il pomeriggio, fino al calare del sole. ancora, ancora! e un libro sul desiderio dei bambini di fare e rifare tutto perche ogni istante, ogni angolo del mondo sono una scoperta. non vorrebbero fermarsi mai neanche quando sono stanchi morti... e tutti coloro che hanno a che fare con i bambini lo sanno bene! eta di lettura: da 4 anni.

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