

"questo libro cantera` sul vostro scaffale. e troppo soffocato d`amore per suscitare invidia, troppo umile per gli encomi, e tuttavia e` cosi` impressionante da non poter eludere lo stupore". cosi` derek walcott saluto` "in fondo al fiume" - primo libro di jamaica kincaid -, che radunava i racconti poetici gia` accolti dai lettori del "new yorker" come rari gioielli letterari: a scorci di una natura lussureggiante che suscita inquietudini profonde si alternano i ricordi di un`infanzia caribica fatta di scoperte minute e preziose, di dolenti rapporti familiari dominati da una madre che tutto dona e poi tutto nega - "mi cinse con le braccia, stringendomi sempre piu` la testa al petto, finche` non soffocai" -, e che verra` magistralmente celebrata nella torrida e furente autobiografia di mia madre. nulla e` come sembra, in questo libro breve ma inesauribile: e quando i paesaggi si accendono di colori violenti e` per meglio accogliere nell`ombra i sentimenti piu` riposti di una creatura ancora "primitiva e senza ali". la voce della giovane kincaid ("il mio nome mi riempie la bocca") e` schietta, capricciosa e ingannevolmente semplice, e vi risuonano i ritmi laceranti di quella prosa visionaria e incantatoria che sara` soltanto sua.

il libro e` composto da due testi, diversi anche formalmente (uno e` in versi, l`altro in prosa molto dialogata, molto "teatrale" e ritmata), ma accomunati da un riferimento piu` o meno forte ai malanni della psiche e alle tradizionali e nuovissime terapie. la psicoterapeuta bellissima e` protagonista del testo omonimo, insieme al filosofo tommaso, che sposa. e` una storia coniugale che si fa storia corale di un ambiente e di una generazione assillata dalla modernita` e dalla mondanita`. "le guardie del corpo", il secondo titolo, e` la cronaca di una patologia, un "viaggio italiano" di un malato in compagnia appunto delle sue guardie del corpo, gli psicoterapeuti, anche qui, coloro che devono proteggerlo, anzitutto, da se stesso.

