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Yehudi Menuhin (1916-1999), “il violino del secolo”, è un prodigio di musica allo stato puro: un Orfeo in cui l’Istinto si fa Rivelazione. Senza essere “addestrato” da virtuoso, restituisce con agio assoluto il Concerto in re maggiore di Paganini ma sa anche, dodicenne, affrontare e risolvere nella stessa sera un Concerto di Bach, quelli di Beethoven e di Brahms con la Filarmonica di Berlino direttore Bruno Walter, Einstein che gli dice “Ora so che Dio esiste”, Arrau il quale nota: “la musica fluiva da lui come se il dio lo usasse quale messaggero”.

un ampio ed esaustivo viaggio che attraversa il percorso professionale e i processi creativi di carlo verdone, uno dei cineasti piu` amati e prolifici del cinema italiano. attore, regista, sceneggiatore, comico, da quasi trent`anni racconta in modo spietato, ma sempre con il sorriso sulle labbra, gli italiani, i loro difetti, le loro manie. la comicita` caricaturale dei primi film lascia spazio, con il passare del tempo, a situazioni piu` articolate e malinconiche. goffaggine e inadeguatezza si mescolano a nevrosi e ipocondria, dando vita a personaggi vulnerabili e alle prese con difficili rapporti affettivi. un grande punto di forza e merito di verdone e` saper coinvolgere il pubblico in storie di vita ordinaria, descrivendo, con amarezza e ironia, il disagio dell`individuo di fronte agli eccessi, al cinismo e alla pressione della modernita`, la perdita di comunicazione tra gli individui, le nevrosi nascoste - ma poi nemmeno cosi` tanto - nel quotidiano. antonio d`olivo, seguendo il percorso del cinema di verdone, ne evidenzia la capacita` di cogliere via via, in maniera precisa e puntuale, i mutamenti avvenuti nel nostro paese negli anni, nei costumi e nella societa`. restituendo attraverso immagini, storie, situazioni, "tic esistenziali" di personaggi ormai cult, dialoghi ed espressioni entrate ormai nel linguaggio comune, delle vere e proprie "radiografie", degli spaccati sociologici del nostro paese nel corso del tempo. completano il testo 111 fotogrammi b/n tratti dai film del regista.

le beibe beibe a gambe spalancate care ai led zeppelin, i pruriti e gli sberleffi di casa zappa, i diavolacci su di giri a zonzo con i black sabbath, i mattoni in caduta sui pink floyd, le strade di tuono per raggiungere springsteen: i king crimson sono davvero lontani. uomini schizoidi, divinita` marine, risvegli di principi e isole lontane, lingue di allodola, grandi ingannatori e incubi rossi, chiacchiere da elefante, nevrotiche e uomini modello, dinosauri, luci in costruzione e curve pericolose. altro che musica leggera. qui ci sono anomalie dentro altre anomalie, una matrioska rock tutta da smontare. se il progressive rappresenta una grande "deviazione" nella storia popular, i king crimson che del prog sono stati gli artefici e tuttora la massima incarnazione - sono una cellula impazzita a dir: poco sorprendente. hanno inventato un genere, se ne sono distaccati senza abbracciare i suoi opposti, hanno un padre-padrone-fondatore-demiurgo senza il quale non esisterebbero, ma i testi delle varie incarnazioni del re cremisi sono opera di personalita` esterne come peter sinfield e richard palmer-james, o di un alter ego conflittuale e pacifico come adrian belew. un gruppo/progetto che cammina tra esoterismo e humour, letterature e surrealta`, razionalismo e follia, allegorie e `clare loqui`. un`isola nel mare magno del rock, una piccola unita` collettiva dove si parla con il vento e si attende il ritorno di me, neal e jack.

What_I_Did_After_My_Band_Broke_Up_Best_Of_1990-2004_%2F_Visitation_Rights-Steve_Wynn
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Disc Two is subtitled, "14 songs reinterpreted for piano and vocal".

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