

texaco narra l`epopea del popolo delle antille dai tempi in cui decine di migliaia di negri erano schiavi di un pugno di bianchi alla attuale societa` multietnica dove le differenze vengono ipocritamente nascoste, ma il potere non ha cambiato detentori, al massimo ha cooptato i mulatti benestanti. texaco e` un quartiere di baracche abbarbicate sulle coste di fort de france (martinica), abitate da negri, poveri e liberi. il municipio invia un urbanista per abbattere tutto al suolo. ma gli abitanti lo prendono per il cristo salvatore. e marie sophie laborieux gli racconta la propria storia, quella del nonno e quella del padre. racconta cioe` l`intera terra antillana: disperazione e magia, favole, poesia e sogno.






"fare scene" e` la storia di un bambino innamorato del cinema, che crescendo vede le mirabolanti fantasie che lo tenevano incollato allo schermo infrangersi contro le impellenze della realta`. ed e` anche la storia di un paese che credeva di poter cambiare e che invece nel corso degli anni ha smarrito persino la voglia di pensarsi diverso. nel primo tempo di questo libro c`e` un bambino nella napoli del secondo dopoguerra. c`e` l`odore di polvere delle macerie e c`e` l`entusiasmo per il futuro che verra`. c`e` la voglia di grandezza che rischia di diventare una malattia. ma soprattutto c`e` il cinema: in sala scende il buio e si puo` diventare un cowboy, un indiano, un pilota di aerei, si puo` diventare tutto cio` che si vuole. a un certo punto pero`, come nei film, arriva l`intervallo, si riaccendono le luci, le persone chiacchierano, si rompe l`illusione. e nel secondo tempo il bambino e` diventato un adulto, che i film ha smesso di vederli con occhi incantati ed e` finito a scriverli. pensa agli anticipi da incassare e a sfornare copioni. finche` non gli capita per le mani un progetto in cui crede e che gli riaccende la passione per il cinema. ma si dovra` rendere conto che lo stupore dell`infanzia davanti allo schermo e` definitivamente passato e che lui stesso e` diventato la rotella di un ingranaggio prevedibile, minacciato come tutto dalla parola fine.