





"la gentilezza del volto" o "la gentilezza del tocco"? quale la frase giusta? e` il problema che si trova ad affrontare un correttore di bozze a proposito di un articolo su una pianista. il "tocco" sarebbe piu` conseguente, ma il "volto" suggerisce scenari d`amore e d`azione da cui il nostro correttore si lascia sedurre. ma cosa, se non il dire, ci seduce? seduzione mortificata in "nessuno" dove un giovane si chiudera` sempre piu` in se stesso fino a che una parola, un gesto non lo restitueranno alla vita con gli altri e alla propria. se la scelta di pubblicare una sceneggiatura obbedisce al criterio di offrire ulteriori materiali alla riflessione di registi e lettori, per calogero valgono ragioni diverse: quelle che derivano dalla centralita` della parola.

questa storia e` come una strada che parte leggermente in salita e si fa a ogni passo piu` ripida. una strada piena di vicoli ciechi, che sembra esistere solo nella psiche del protagonista. qui, i temi cari a matsumoto - la vendetta, l`ossessione per un dettaglio che non torna, il timore dello scandalo, l`ansia di essere scoperti che conduce alla rovina - si condensano in un noir anomalo e beffardo, senza un caso ne` un investigatore, dove chi cerca un colpevole puo` finire per diventarlo lui stesso. un noir che e` anche una critica acuminata della societa` giapponese e della ragnatela di convenzioni che la invischiano.