

il gusto per il perverso e il sinistro, la seduzione e il fascino del male, il culto della donna bella e sadica e il masochismo autodistruttivo dell`uomo nell`ultimo romanzo di uno dei piu` conosciuti scrittori giapponesi.


"la mia pittura non nasce sul cavalletto. non tendo praticamente mai la tela prima di dipingerla. preferisco fissarla non tesa sul muro o per terra. ho bisogno della resistenza di una superficie dura. mi sento piu` a mio agio se la tela e` stesa sul pavimento. mi sento piu` vicino, piu` parte del quadro: posso camminarci intorno, lavorare sui quattro lati, essere letteralmente nel quadro. e un metodo simile a quello degli indiani del west che lavorano sulla sabbia. mi allontano sempre piu` dagli strumenti tradizionali del pittore come il cavalletto, la tavolozza, i pennelli... preferisco la stecca, la spatola, il coltello e la pittura fluida che faccio sgocciolare, o un impasto grasso di sabbia, di vetro polverizzato e di altri materiali non pittorici. quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quello che faccio. solo dopo, in una sorta di "presa di coscienza", vedo cio` che ho fatto. non ho paura di modificare, di distruggere l`immagine, perche` un quadro ha una vita propria. tento di lasciarla emergere. solo quando perdo il contatto con il quadro il risultato e` caotico. solo se c`e` un`armonia totale, un rapporto naturale di dare e avere, il quadro riesce". con fotografie e introduzione di hans namuth.

"sino ad alcuni decenni or sono si ignorava che l`autore di alice`s adventures in wonderland fosse anche uno straordinario fotografo. solo nel 1949 lo storico della fotografia helmut gernsheim mentre stava lavorando a un libro su julia margaret cameron, trovo` un album contenente centoquindici fotografie di un dilettante dell`epoca vittoriana che, con suo profondo stupore, scopri` essere lewis carroll. alla sua morte, avvenuta nel 1898, il poeta aveva infatti lasciato trentatre` album, dodici dei quali contenenti sue fotografie. circa settecento immagini, di cui solo una parte sono state pubblicate. [...] alcuni pensano che la fotografia fu per lewis carroll soltanto un passatempo, uno svago. ritengo invece che essa gioco` un ruolo essenziale nella sua stessa esistenza. gia` nel suo primo incontro la saluto` come `la nuova meraviglia del mondo`. fu uno dei primi a vedere in essa un mezzo espressivo degno di interesse. una grande affinita` legava del resto il suo universo, popolato di trabocchetti, di giochi di specchi, di magiche trasformazioni, a quello della fotografia. carroll si trovava perfettamente a suo agio nello spazio irreale della camera oscura, dove i raggi luminosi, fissandosi, ricreano le apparenze fuggevoli e impalpabili della realta`. rivelare le immagini latenti, captarle, fissarle per sempre e materializzarle: questo e` il prodigio della fotografia, che lo folgoro` e l`indusse a coltivarla, ad amarla." (dallo scritto di brassai)

"prima della grande guerra, man ray gia` apparteneva al gruppo di pittori le cui opere avevano fatto epoca nello sviluppo delle idee artistiche rivoluzionarie. le sue tele del 1913-1914 rivelano il risveglio di una forte personalita` attraverso l`interpretazione particolare che egli da` del cubismo e della pittura astratta. giunse a parigi nel 1921, gia` noto come dadaista, e si uni` al dinamico gruppo parigino con breton, aragon, eluard, tzara e max ernst, che avrebbero fondato il surrealismo tre anni dopo. il cambiamento di ambiente impresse un nuovo impulso alle attivita` di man ray. si dedico` alla fotografia e giunse a trattare l`apparecchio fotografico come trattava il pennello, ossia come un semplice strumento al servizio della mente. e sempre a parigi, all`istituto poincare`, che venne attirato dagli "oggetti matematici sempre belli nella loro specifica natura" e che dipinse numerose tele la cui intrinseca bellezza e` posta a contatto con temi organici. oggi, ritornato a hollywood, dove scrive, dipinge e tiene conferenze, man ray ha preso posto tra i `vecchi maestri dell`arte moderna`." (marcel duchamp, 1949)









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