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john perkins, autore di "confessioni di un sicario dell`economia", torna alla riflessione sull`impero globale e sulla base economica che lo sostiene, le corporation statunitensi. analizzando quattro zone calde del pianeta - asia, america latina, medio oriente e africa - grazie alle testimonianze di collaboratori "pentiti" delle multinazionali, mercenari, attivisti, politici e vittime dello sfruttamento, perkins denuncia le responsabilita` del governo americano e di organismi come il fondo monetario internazionale e la banca mondiale nel creare una crisi geopolitica ed economica della quale beneficiano soltanto pochi privilegiati. ma se la corruzione, l`instabilita`, l`ingiustizia sono ormai pratiche dominanti, le storie di chi le combatte dimostrano che c`e` spazio anche per immaginare un pianeta diverso. "non troverete del catastrofismo in queste pagine", avverte perkins. "per quanto seri, i nostri problemi sono opera dell`uomo. poiche` siamo stati noi a creare i nostri problemi, possiamo anche risolverli". un libro allarmante ma non privo di speranza, dedicato a quanti si impegnano a costruire "un mondo stabile, sostenibile e pacifico".

This oversize souvenir album, by the collaborators of New York Observed, published to coincide with exhibits at New York City's Jack Gallery and six other NYC institutions, evokes in many photographs and few words the novelties unveiled at the 1939 World's Fair, whose landscape was dominated by the symbolic Trylon and Perisphere, bold structures representing "the global aspirations of democracy and of commercial and industrial enterprise" on the eve of World War II. Heroic as the original Trylon and Perisphere may have been, they spawned a mountain of kitsch--from bookends to salt and pepper shakers--itself a testimonial to American business initiative, and amply displayed here. Yet the coauthors also retrieve artifacts of singular elegance, such as lighting fixtures that uncoil with spare, muscular dignity, and monumental posters.

"a soli tredici anni, jim carroll scrive meglio dell`89 per cento degli autori di romanzi attualmente in attivita`". questo il parere che jack kerouac espresse alla prima lettura delle pagine di diario da cui nasce "jim entra nel campo di basket": un memoir che all`epoca della sua pubblicazione, nel 1978, fece immediatamente scalpore e che da allora e` sempre rimasto un libro di culto per gli amanti delle figure letterarie piu` "irregolari" e ribelli. nel 1995 ne e` stato tratto un film (ritorno dal nulla), in cui carroll era interpretato da leonardo dicaprio. e il racconto di un`adolescenza newyorkese fra l`autunno del 1963 e l`estate del 1966, fatta in parte della normalita` delle aule scolastiche e dei campetti di basket, ma nutrita soprattutto di scorribande per le strade, sperimentazioni con l`eroina e l`lsd, scoperta del sesso, contatti di volta in volta illuminanti o violenti con l`umanita` piu` varia: preti, spacciatori, poliziotti, tossici, pervertiti, attivisti marxisti e piccoli campioni di pallacanestro, il tutto raccontato con la vitalita` trascinante e l`ironia sferzante del miglior punk.

con uno sguardo cristallino paragonato dalla critica a quello di john cheever e raymond carver, ma accompagnato da un personalissimo tocco dark, david means racconta storie quotidiane di amore e abbandono, morte e tenerezza: piccoli e grandi incendi dell`anima. una donna che ha appena perso il marito deve decidere cosa fare del filmino erotico girato in luna di miele; il manager di una grande azienda passeggia di notte a piedi nudi sulle rotaie; un vagabondo si aggrappa a un treno merci che sfreccia nel deserto...

cosa c`e` di piu` punk di una band che non e` mai cambiata, perforando per decenni i timpani dei suoi ascoltatori con pezzi brucianti di tre minuti? a quarant`anni dalla nascita del punk, il primo disco dei ramones lascia ancora stupefatti, fin da quell` con il quale si apre e che rappresenta il perfetto biglietto da visita di un album potente, denso di velocita` e umorismo. se il titolo della prima traccia, , con il suo richiamo inquietante alla guerra lampo scatenata dalla germania durante il secondo conflitto mondiale, incuriosi` testate del calibro di time e newsweek e alimento` una querelle sugli orientamenti politici del punk, per la stampa specializzata fu subito chiaro che i ramones erano diversi da tutto cio` che era venuto prima, e molto piu` astuti di quanto sembrassero. la band elesse giacche di pelle, jeans strappati e un taglio di capelli provocatorio a marchio di fabbrica, cambiando la cultura popolare e l`immaginario giovanile, e trovando sostenitori in ogni ambito, da john landis a stephen king. ancora oggi si discute su cosa sia stato il punk, su come sia iniziato e cosa volesse dire, se fosse intrinsecamente liberale o conservatore. rombes affronta queste domande rifuggendo da vuote teorizzazioni e raccontando i ramones non in quanto prototipi o grandi fondatori, ma semplicemente come gruppo, riportando il discorso sulle persone e sulla musica. e ci regala cosi` il ritratto originale e appassionato di una band e di un`epoca che continuano ad affascinare, turbare e soprattutto a divertirci alla follia.

se altrove la modernita` e l`urbanizzazione hanno cambiato radicalmente il volto delle citta` lasciando giusto qualche scorcio dei centri storici vagamente intatto, venezia ha sempre rassicurato il visitatore: puoi venire oggi, domani o tra dieci anni, il museo a cielo aperto sara` sempre qui. questa visione cristallizzata e in parte coltivata dagli stessi veneziani, i limiti fisici all`espansione in orizzontale cosi` come in verticale hanno contribuito a dare questa sensazione di immobilita` e astoricita`: ingannevole e per definizione impossibile in un ambiente anfibio e mutevole come quello lagunare. le pagine di questo volume dimostrano il contrario, infatti: venezia non e` solo attraversata da grandi cambiamenti, ma potrebbe addirittura essere presa a paradigma delle crisi contemporanee, come termometro di quello che accadra` nel mondo, a simbolo dell`antropocene. la citta` sembra scivolare su un piano inclinato dove calano gli abitanti e cresce il livello dell`acqua. sono state erette mura difensive, dall`acqua alta con le barriere del mose, e dalla marea di turisti che invadono l`isola con un ticket d`ingresso in via sperimentale dal 2024, che in futuro potrebbero diventare una misura permanente. il precario equilibrio su cui si regge la vita a venezia e` da sempre minacciato dagli elementi naturali, ma relativamente nuova e` la percezione che lo spopolamento e la riduzione alla monocultura turistica siano una minaccia altrettanto esistenziale. la citta` ha riserve d`ossigeno nei suoi studenti, nella sua storia di resilienza cosi` come in un attivismo associativo che ha pochi eguali in italia: ha portato alla tardiva ma necessaria espulsione delle grandi navi dal bacino di san marco e preme perche` si adottino soluzioni contro la crisi abitativa, la privatizzazione delle isole della laguna e il moto ondoso. la societa` civile chiede di re-immaginare la citta`, ascoltando la voce dei residenti e rispettando l`ambiente, per non ripetere gli errori del passato,

guardando una cartina, un`isola ci da` l`illusione di essere un piccolo mondo a se`. con i suoi confini ben delineati sembra contenere una societa` impermeabile al passare del tempo e delle stagioni, piu` immediata da decifrare perche` al riparo dalla mutevole complessita` del mondo. ma si tratta di una mistificazione, a maggior ragione se - come la sicilia - vive al riparo di uno degli immaginari piu` prepotenti e inscalfibili che un luogo tanto piccolo sia mai riuscito a creare. dietro l`isola "costruita e ricostruita dai libri, dai film, dai quadri, dalla fotografia in bianco e nero" oggi ce n`e` una nuova, nascosta, ma non per questo meno reale. quella urbana e metropolitana, quella degli sbarchi, quella del vino e della frutta tropicale. una sicilia a volte invisibile come i veleni che il secondo polo petrolchimico d`europa scarica nel mare e nell`aria. come i migranti in arrivo a lampedusa, tenuti a distanza dalle traiettorie dei turisti e dei locali. come i flussi di popolazione in uscita che le danno il triste primato tra le regioni italiane per emigrazione. un luogo dove gli estremi convivono, come i quartieri del centro a palermo, dove vibra la capitale della cultura e vegeta la citta` invisibile del crack. la sicilia dove i cambiamenti climatici trasformano il paesaggio agricolo sempre piu` a rischio di allagamenti e desertificazione, e qualcuno ne approfitta per sostituire la vite con il caffe` e l`avocado. lungi dal provare a spiegarla, le pagine che seguono raccolgono cartoline da questa nuova sicilia. sono immagini sfuocate, perche` il soggetto e` in grande movimento. perche` anche la sicilia si muove e, si`, cambia.

brillante ed eccentrico, "mumbo jumbo" e` un`elegia della cultura africana in tutte le sue manifestazioni e latitudini, dalla mitologia egizia al voodoo, dal blues al dixieland. e una fiera rivendicazione del ruolo africano nella storia della cultura occidentale, dall`antichita` a oggi. e anche un trattato di controstoria degli stati uniti, un hard-boiled mistico che si svolge a harlem negli anni venti - l`epoca della black renaissance - e ha come protagonista un detective animista, papa labas, aiutato nell`indagine da black herman, mago e illusionista, alle prese con un`epidemia di jes grew, virus diffuso tramite il jazz che spinge i bianchi a ballare fino allo sfinimento. sullo sfondo, la guerra sporca degli stati uniti contro haiti. l`intera civilta` moderna viene analizzata attraverso un capovolgimento di prospettiva, in cui la storia incrocia l`allucinarsi della verita`. !mumbo jumbo", che torna ai lettori dopo una lunghissima assenza, e` un giallo voodoo, un libro di black fantasy, una satira: un`opera che diverte, sorprende e stupisce, e probabilmente uno dei piu` clamorosi libri di culto di sempre. con una nota di ele`mire zolla.

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