

costa d`avorio, africa occidentale. bruce medway, inglese dallo spirito nomade, e` uno che di mestiere "risolve problemi" per gli affaristi della zona. ma sempre nel rispetto di certe regole e senza uscire dalla legalita`. da un po` di tempo la sua vita sembra essersi arenata: e` al verde, indebitato fino al collo, e passa le sue giornate tra il whisky e il ricordo di un amore lontano. forse per questo, appena si presenta l`occasione, accetta di effettuare la consegna di un video per il commerciante di materiale pornografico fat paul, e di fare da tutore a un noto mercante di diamanti in visita al paese. pareva semplice routine, ma tutto comincia ad andare in modo terribilmente sbagliato, tra rapimenti e uomini fatti a pezzi.

"verita` dell`immagine" intende porre, seguendo due prospettive di ricerca, alcune domande essenziali sulla "verita`" del mondo e delle sue immagini. la prima si affida alla retorica, e osserva gli argomenti attraverso i quali il verosimile si trasforma in discorso. la seconda conduce invece sull`orizzonte della filosofia, perche` soltanto in esso e nelle esperienze che descrive e` possibile offrire alle argomentazioni linguistiche una fondazione di verita`. generalizzando: la filosofia ha una funzione "scientifica"? il suo approccio alla verita` delle rappresentazioni e` fondativo per il nostro sapere? come la filosofia si rapporta alla retorica e come si differenzia dalla chiacchiera?

una storia del cinema western che ripercorre i grandi temi di questo genere popolare, dai classici del passato fino allo spaghetti-western e ai successi recenti. e poi i personaggi tipo del western: i cow boy, gli indiani, gli sceriffi, i fuorilegge, le donne. un libro strenna, riccamente illustrato, scritto da uno studioso del cinema e introdotto da un uomo politico, oliviero diliberto, che in piu` occasioni ha manifestato la sua passione per il cinema western.






ci sono opere che hanno letteralmente cambiato il panorama della civilta`, e a questa categoria appartiene senza dubbio l`encyclope`die di diderot e d`alembert. con i ventotto volumi in folio della prima edizione e l`enorme varieta` delle sue 71.818 voci, accompagnate da 2885 tavole, segno` un rivolgimento radicale nel modo di concepire la cultura, presentandosi come la summa dell`illuminismo. ma fu - come subito apparve evidente - anche un`impresa economicamente assai redditizia, e in virtu` dello stesso motivo per cui il governo francese voleva sequestrarla: in odor di eresia, si vendeva perche` sfidava i valori tradizionali e le autorita` consolidate. alle speculazioni dei philosophes, ben presto, fecero quindi da prosaico controcanto le speculazioni di genere assai diverso dei vari editori dell`enciclope`die, che, mossi da un`avidita` senza limiti, rappresentarono la perfetta incarnazione di quella fase della storia economica che prende il nome di "capitalismo selvaggio". ricostruendo la biografia dell`encyclope`die, robert darnton racconta cosi` un`appassionante storia di spionaggio industriale ante litteram, e al tempo stesso compone un magistrale trattato in cui convergono storia del lavoro e dell`economia, storia delle idee e della cultura, e dove trovano risposta domande fondamentali: in che modo si propagarono nella societa` i grandi movimenti intellettuali? che peso ebbero sulla sostanza e sulla diffusione della letteratura la sua base materiale?





gretto opportunismo, tirannia della maggioranza o fonte di coesione sociale? i diversi aspetti, moventi e conseguenze di un fenomeno sociale multiforme. ma qual e` l`identikit psicologico del perfetto conformista? quali situazioni sociali sollecitano tale comportamento e quali culture lo premiano? se la passione della maggioranza puo` imbrigliare lo spirito critico e mortificare la liberta` individuale, e` anche vero che la passione e la protezione del gruppo possono contribuire al raggiungimento di un obiettivo, anche quando si tratta di un obiettivo contro.



quando alan querdilion, un ufficiale della marina britannica, si risveglia nel letto di uno strano ospedale sono passati centodue anni, il mondo non e` piu` lo stesso e lui si ritrova imprigionato in un incubo. i nazisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e regnano incontrastati. i prigionieri-schiavi vengono allevati e trasformati nella selvaggina di un feroce sovrano. un terrore remoto e indicibile si impossessa lentamente di alan: e` "il terrore che si prova ad essere cacciati". qualcosa di notte si muove nella foresta e brama sangue. lo sente avvicinarsi da lontano, preceduto dal suono di un corno. sono note isolate, appena avvertibili, separate da lunghi intervalli, "ognuna cosi` solitaria nel buio e nel silenzio assoluto, come un`unica vela su un vasto oceano". poco dopo la fine della guerra, e ben prima che il genere distopico infuriasse fra i lettori di tutto il mondo, un diplomatico inglese estremamente discreto, che passava da una sede all`altra del medio oriente, scriveva questo piccolo romanzo, che fa pensare a un racconto di wells, e dove all`immagine di un futuro alternativo governato dai nazisti si sovrappone ben presto la terrificante visione di un mondo capovolto e arcaico, regolato dalla caccia fine a se stessa. ossessione ricorrente da varie migliaia di anni fino a oggi, e forse oggi piu` che mai. con una nota di matteo codignola.
nessun libro ha saputo raccontare con cosi` mirabile precisione il momento sospeso, afoso, immobile che precedette lo scatenarsi delle armi nella seconda guerra mondiale - e nello stesso tempo far vibrare, in filigrana, una possente raffigurazione dello sfacelo che i nazisti stavano portando nel mondo. ma non gia` perche` l`autore ricorra a una densa simbolicita`. anzi, con la sua funambolica lievita`, con il suo gesto sovrano di mistificatore che introduce al vero mistero, lernet-holenia riesce qui ad avvolgere e camuffare i suoi segnali in una aggrovigliata storia d`amore, che nasce a vienna e subito ci trasporta in quel dove gli spiriti e i corpi, la vita e la morte, il passato e il futuro amano scambiarsi le parti - ed e` la vera terra delle sue storie. immersa in questa realta` irreale, la guerra non perde nulla del suo atroce peso, stagliandosi in immagini incombenti, come una nitida allucinazione.