

"l`aringa e` un libro di barzellette. o meglio, di quelle storielle ebraiche che sai come cominciano, ma non sai dove andranno a parare. e come ben si sa, le storielle sono fatte per essere raccontate. ma mica una volta sola. tante. tantissime." rabbi meir ha lasciato questo mondo. sale in paradiso. gli viene subito servito un piatto freddo di aringhe con patate. sorpreso e un po` deluso, il rabbino mangia senza dire nulla. poi lancia per caso un`occhiata verso l`altro "settore" e vede i dannati gozzovigliare ingurgitando minestre vellutate, sformati, arrosti, pasticcini. il rabbino continua a tacere. al pasto successivo, di nuovo qualche aringa con patate, e una tazza di te`. il rabbino getta di nuovo, questa volta non per caso, un`occhiata all`altro "versante": crespelle, cacciagione, funghetti e via di seguito... pasto successivo, stessa solfa, cioe` aringhe e te`. e di la`: oca al forno, caviale, ricche torte. il rabbino ha taciuto abbastanza, chiama il primo angelo che vede e indaga: "non capisco. questo dovrebbe essere il paradiso, e si mangia sempre solo aringa fredda. di la`, che dovrebbe essere il contrario, se non mi sbaglio, ci si abbuffa a piu` non posso". l`angelo sorride imbarazzato, abbassa lo sguardo e dice: "eh, lo so. sa qual e` il problema, rabbi. che non vale la pena di cucinare per una persona sola...".

tra dublino e londra, le vite bruciate di una generazione ribelle, sempre in bilico tra sconfitta e salvezza. "questo libro ci racconta l`irlanda come terra di bombe, alcool, depressione e santita`, e di un`irlanda cosi` non si puo` fare a meno" (marco lodoli)

scendendo a capofitto per i rami delle generazioni, clelia riesce a trovare il suo posto sull`asse del tempo: ha una data d`inizio, il 1914, e persino una capostipite, la nonna franca, giunta dalla russia a napoli. innamorata della vita, ricca di passione e di ideali, clelia cresce con i piedi piantati nella provincia e lo sguardo rivolto alla citta`. quando clelia incontra gianni non ha dubbi su cosa fare: insieme trovano quarantadue metri quadri in cui sostenersi "l`un l`altra come due carte da gioco poggiate in piedi". per mantenersi lavora come maschera in un teatro, e proprio in teatro fara` presto carriera. appagata dal successo, clelia sembra non accorgersi di scegliere sistematicamente il "male minore". il nuovo romanzo di valeria parrella ha l`energia e il coraggio delle storie necessarie. la storia di clelia procede di pari passo con quella dell`italia, e ci restituisce il ritratto di un paese che ha progressivamente rinunciato al pubblico per il privato, all`etica per il guadagno, ma che con ostinazione ciascuno di noi continua ad amare "come si amano solo le cose che vengono prima di noi e dopo di noi resteranno". senza dismettere la voce intima e sensuale che le e` propria, valeria parrella narra la perdita di contatto tra cio` in cui si crede e il modo in cui si agisce, fino alla consapevolezza che "le cose non si compiono all`improvviso, ma all`improvviso le vedi nel loro intero".

macno ha saputo farsi strada nella vita e conquistarsi il potere: si e` servito della televisione come mezzo privilegiato di persuasione; ha costruito, in un paese che ricorda molto l`italia di oggi, una insensibile dittatura; ha scelto di circondarsi di una folla di fedeli e adulatori. ma qualcosa nel suo potere si sta incrinando: quando liza sbarca alla sua corte per intervistarlo, nel palazzo si respira un`aria da ultimi giorni di regime. eppure un sussulto di verita` sta per scuotere macno: il dittatore potrebbe perdere cio` che ha raggiunto, ma anche intrecciare la sua vita a quella di liza.

maria ha superato da poco i quarant`anni, vive a napoli, lavora come insegnante in una scuola serale e un giorno, al sesto mese appena di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. dietro l`oblo` dell`incubatrice maria osserva le ore passare su quel piccolo corpo come una sequenza di possibilita`. niente e` piu` come prima: si ritrova in un mondo strano di medicine, donne accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala d`aspetto, la speranza di portare sua figlia fuori da li`. nei giorni si susseguono le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove camionisti faticano su dante e leopardi per conquistarsi la terza media. la circonda e la tiene in vita un mondo pericolante: quello napoletano, dove la tragedia quotidiana si intreccia con la farsa, un mondo in cui il degrado locale e` solo la lente d`ingrandimento di quello nazionale.


l`opera del piu` grande storico della letteratura latina, percorsa dalla triste constatazione che il governo del mondo sembra non potersi sottrarre all`inevitabilita` del male.