






negli ultimi anni e` cambiato il rapporto della societa` con la cultura del lavoro: dopo il mito della piena occupazione, sono arrivate le forme di lavoro atipico, relative non solo al mercato del lavoro, ma anche ai modelli produttivi e regolativi, tutte all`insegna della flessibilita`, ma oggi persino la flessibilita` non e` piu` l`unico fenomeno dominante. ora, al centro sembrano esserci la cultura del lavoro di cura, le societa` di servizi. in un panorama sempre piu` frammentario, che rimescola competenze e linguaggi, risalta una sorta di osmosi, di sovrapposizione tra sfera privata e lavoro, per cui un po` dell`una finisce nell`altro e viceversa. processi aperti, all`insegna del lifelong learning, con caratteristiche che per tradizione sono un patrimonio femminile, e che possono diventare una proposta per tutti, per trasformare modi di essere e di porsi, per vivere e per scegliere, per rendere forse piu` libere le nuove generazioni.

questo libro intende smontare la macchina propagandistica a favore della guerra contro l`iraq costruita da bush e da blair e svela alcune verita` nascoste da manipolazioni e bugie ufficiali. non a caso il libro inizia e finisce con i pensieri di alcuni dei parenti piu` coraggiosi delle vittime dell`11 settembre che si sono espressi per la giustizia e non per la vendetta. lavorando su materiale documentario, l`autore illustra almeno dieci ragioni contro la guerra. il volume e` introdotto da noam chomsky.

il rapporto di amore e odio degli estremisti musulmani verso l`occidente, gli atti di "automartirio", l`asse del petrolio che unisce il consumismo americano all`assolutismo tribale saudita; la presunta complicita` irachena negli attentati dell`11 settembre e l`ombra di al-qa`ida, il dibattuto "scontro di civilta`": sono questi alcuni degli argomenti affrontati da malise ruthven, studioso e conoscitore dell`islam, in un libro che, partendo dalle biografie degli attentatori di new york e washington, indaga il retroterra religioso, culturale e politico dell`ideologia islamista. malise ruthven e` stato autore e redattore della bbc, nonche` collaboratore del "times literary supplement" e del "guardian". ora e` visiting professor presso l`universita` di san diego.

dalle posizioni della "scuola economica di chicago" e con una difesa erudita del sistema del libero mercato, i due autori mediano il dibattito fra isolazionisti conservatori e no global. sostengono che solo i mercati lasciati a se stessi e non il protezionismo possono creare un ambiente che sia di supporto e stimolo alla competizione, all`innovazione e alla crescita economica. si scagliano contro ogni tentativo governativo di tenere in piedi aziende in fallimento con sussidi o dazi sulla concorrenza internazionale. un saggio che spiega perche` il libero mercato e` cruciale, perche` i mercati non sono stabili, ma anche perche` sono messi in pericolo proprio da coloro che dovrebbero essere i loro piu` grandi sostenitori: i finanzieri.

partendo dai classici del pensiero liberale, il libro esplora lo spirito democratico nelle sue contraddizioni: la tensione fra stato di diritto e stato repressivo o la divisione proprietario-non proprietario. si delinea cosi` una storia del bisogno di sicurezza, dalle protezioni preindustriali garantite da famiglia, comunita` e corporazioni, fino allo stato moderno, fondato sul riconoscimento dell`individuo e delle sue proprieta`. in questa dimensione chi non gode della proprieta` privata e` tutelato da protezioni e diritti costruiti a partire dal lavoro e da un nuovo tipo di proprieta`, quella sociale. questo modello vive oggi una crisi profonda: lo stato sociale e` descritto come un peso, il lavoro e` sempre meno difeso, l`insicurezza sociale aumenta.

perche` definire olocausto, ossia `sacrificio dove la vittima viene interamente arsa`, l`annientamento di un popolo? quale importanza puo` avere il nome con cui definiamo questa immane tragedia? perche` essa deve avere una denominazione che la identifichi fra tutte quelle avventure dei secoli? i nomi, infatti, definiscono e delimitano la realta`, ma ne costituiscono anche lo specchio, che puo`, a volte, essere usato per banalizzarla, deformarla o addirittura a negarla.












questo libro intende offrire, a chi abbia voglia di fermarsi e riflettere con calma, dati e considerazioni pratiche sull`uso dei modelli animali nella ricerca scientifica. la nostra speranza - come medici e biologi coinvolti in prima persona sul campo della ricerca non meno che su quello del benessere animale - e` che queste pagine aiutino ad affrontare il problema in modo razionale, senza lasciarsi sopraffare da ideologie o preconcetti, per giungere a conclusioni realistiche. sara` che si sente all`apice di un`evoluzione ormai quasi bionica, ma si direbbe che, specie in occidente, homo sapiens stia elaborando una visione piuttosto innaturale della vita e della morte. quest`ultima, soprattutto, con i suoi corollari di dolore e malattia, sembra assumere sempre piu` i contorni tutti virtuali del disagio prescindibile. un virus sconosciuto minaccia di decimarci? tranquilli, abbiamo gia` visto il film: prima del finale, , per quanto poco simpatici siano di solito, troveranno di certo la cura, lo sappiamo. essenziale e` che lo facciano in fretta, come in fretta desideriamo dimenticarci di loro e del virus (o chi per esso), ormai virtualmente debellabile con un farmaco, una terapia, un vaccino. il come li abbiano ottenuti poco importa, in emergenza. salvo poi cominciare (o riprendere) subito a contestare la sperimentazione biomedica, perche` - lo sappiamo - ad animali e piante; e ad aggredire, talvolta anche fisicamente, i ricercatori, che senza criterio forme di vita innocenti. commuoversi o indignarsi di fronte a queste cose e`, virtualmente, quasi un obbligo per l`umano civilizzato, sappiamo anche questo. ma lo sappiamo davvero? o meglio, che cosa sappiamo davvero della sperimentazione animale? sappiamo, per esempio, che e` soggetta a legislazioni ferree, recenti e in continua revisione? che un organismo preposto al benessere animale e` parte integrante di ogni staff di ricerca? che i programmi di sostituzi

. . gli hanno dato del ma, forse perche` finora non e` stato sostituito da nulla di apparentemente durevole o significativo, il novecento non accenna a tramontare. e stato uno sconcertante contenitore di conflitti (anche mondiali), di ideologie (anche mostruose), di idee (anche geniali), di impegno (anche estremo). e dell`impegno di rossana rossanda - voce scomoda, abrasiva, coerente e appassionata del panorama politico e giornalistico italiano nessuno puo` dubitare. ma, tra le pagine di questo libro, a emergere sono piuttosto il coinvolgimento e l`appartenenza a quel secolo contraddittorio e irripetibile che ha creduto nella memoria: forse sbagliando per l`ennesima volta, ma speriamo di no. ricordare, mentre escono di scena, personaggi noti a tutti e amici cari noti soprattutto a lei sottolinea, in rossanda, il talento da "autobiografa" del novecento. nell`ampia scelta di necrologi (oltre la meta` del totale) proposta da franco moretti, saranno ancora in molti a riconoscere figure celebri della politica, dell`arte, della cultura (da pablo picasso a herbert marcuse, da enrico berlinguer a natalia ginzburg). altre no, non piu`. o non ancora. perche` con i morti, dei morti, si deve parlare eccome. i morti ci appartengono, con tutto cio` che della nostra vita gia` sanno e possono insegnarci, anche a cambiare o a trovare.