
ben poco si saprebbe della civilta` indiana piu` antica se non avesse lasciato un imponente corpus di testi noti con il nome di veda ("conoscenza"), i quali vertono intorno al centro assoluto del pensiero e della vita dell`india arcaica: il sacrificio, un complesso insieme di pratiche rituali descritto e regolamentato instancabilmente, al punto da emergere come una sorta di paradigma universale capace di riflettere ogni aspetto del mondo e della vita. in questo libro heesterman indaga le origini del sacrificio vedico, e si sforza di spingere lo sguardo al di la` dell`immagine levigata che di esso presentano gli antichi teorici indiani, sia mediante il confronto con altre tradizioni religiose sia attraverso la ricerca nei testi vedici di incongruenze e tensioni capaci di far intravedere una realta` piu` antica. riaffiora cosi` un mondo guerriero, violento e competitivo, in cui il "gioco" del sacrificio era intimamente connesso al "dilemma della vita e della morte". in seguito questo mondo fu spezzato, e all`agone sacrificale venne sostituito, attraverso lo sforzo reinterpretativo degli antichi esegeti vedici, il rituale classico, che vede come protagonista un sacrificante individuale privo di contendenti. heesterman individua nel sacrificio quattro elementi costitutivi: l`uccisione, la distruzione, il banchetto e l`agone.







si puo` scampare alle persecuzioni dei due grandi regimi totalitari del novecento e poi scrivere un libro di memorie come questo: sobrio, indomito, luminoso. heda bloch e` fuggita dalla marcia della morte verso bergen-belsen, ma praga la riaccoglie con ostilita`: troppo forte, per i suoi amici, e` il terrore delle rappresaglie naziste. dopo la liberazione e la , nel 1952 il marito, rudolf margolius, alto funzionario governativo - un -, verra` condannato all`impiccagione nel clima plumbeo e maligno del processo contro il segretario generale sla`nsky. inizia il periodo del ; solo le seconde nozze con pavel kova`ly salveranno heda e il figlio ivan da una lunga, tragica vita da reietti. e quando sta per giungere il lieto fine, quando dopo la primavera di dubcek tutta la popolazione di si riversa festosa in strada, ecco l`estremo orrore: l`arrivo dei carri armati sovietici.

in versi che scivolano uno sull`altro come onde, il poema dispiega lento i suoi temi, come un romanzo. parla della silenziosa preghiera dell`arte, della memoria che stinge come il colore dei dipinti. e dell`esilio, emblema di quel senso di estraneita` che alcuni si portano dentro ovunque, in ogni istante. come walcott (nobel per la letteratura 1992) e il suo conterraneo pissarro, separati da cento anni di storia, ma appartenenti entrambi a minoranze etniche e religiose, metodista il primo, sefardita il secondo. due esuli volontari, che hanno scelto i climi freddi di new york e di parigi. due artigiani dalle vocazioni parallele, devoti allo studio del paesaggio e della luce.

