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tra il 2002 e il 2004, di fronte al progressivo degrado della situazione politica italiana, e piu` in generale indignato per quello che giudicava un pericoloso imbarbarimento del nostro paese, giovanni raboni reagi` nella maniera a lui piu` congeniale: da poeta. chi conosce l`impegno civile e morale di giovanni raboni non si puo` sorprendere delle posizioni politiche che emergono da questi versi, in piccola parte gia` pubblicati su alcuni giornali e che hanno trovato una diffusione sorprendente anche via internet. meno prevedibile, forse, che queste posizioni potessero ispirare in maniera diretta e immediata, una lirica di taglio cosi` esplicitamente politico, immersa nell`attualita`. postfazione di patrizia valduga.

siamo in un lebbrosario a sud dello stato pontificio, in un paese remoto. la lebbra e` ormai debellata, ma avanza un altro contagio ancora piu` terribile: la sifilide. nel lebbrosario retto da un giovane medico, arriva un drappello di nuovi malati: le due caste di contaminati si incontrano e si confondono. il medico e` attratto da una delle ospiti, bianca maria. la grazia e l`imprevedibilita` della fanciulla, silenziosa e accorta come una lepre, che sembra cosi` lontana da ogni immagine di contagio, accende nel distaccato medico uno scatenamento emotivo piu` forte del rischio della stessa vita.

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