
le vite di cagliostro, in questa biografia, non sono soltanto le due vite identiche o magicamente parallele: quella di alessandro cagliostro, il conte, il medico, il mago, il filantropo, l`alchimista, il massone; e quella di giuseppe balsamo il disegnatore palermitano, l`avventuriero, l`imbroglione, il ciarlatano. sono anche tutte le vite che il trasformistico conte avventuriero riusciva a costruirsi in ogni citta` europea dove andava o nella quale era costretto a rifugiarsi; e tutte le vite che gli ammiratori, attratti dal suo magnetismo, vedevano e che i detrattori da lui traditi denunciavano.

un uomo, un artista in procinto di inaugurare la prossima mostra, cerca sollievo dalla crisi di comunicabilita` col suo mondo, rifugiandosi nell`isola di favignana. e nell`isola, a contatto di una piccola colonia di esuli come lui, ma per ragioni simili e lontanissime come sono le ragioni umane: a sfiorare le loro avventure, scopi, renitenze e sconfitte, illusioni e desideri, si consuma una specie di processo di totale estraniazione, "un`afasia in direzione inversa" che tocca la malattia, forse la morte.

stefano e` un ragazzo siciliano idealista, milita fra i separatisti, partecipa ad azioni di guerriglia. ricercato, si trasferisce al nord. rientrato nell`isola, si adatta. una serie di compromessi lo rendono quindi ricco e potente. ma a un certo punto gli eventi volgono al peggio e la commistione della mafia con la politica si fa tangibile.

di famiglia ebrea, alberto vigevani descrive la tragedia del suo mondo alla maniera del "crescere impercettibile, lento di una lunga onda che tutto va a sommergere". la "lettera al signor alzheryan" e` il ritratto, conservato teneramente nella memoria di un ragazzo, di un personaggio a suo modo poeta, in un tempo perduto al di la` di una cesura irrevocabile. una figura alla proust, un banchiere cosmopolita, elegante e lieve, fortunato: tipico abitatore di quel remoto ambiente ebraico tra le due guerre. un mondo troppo luminoso e complesso perche` il ragazzo possa inquadrarlo senza abbagliarsi, se non sullo sfondo, solidamente e piu` pacatamente borghese, della sua famiglia.

un diario, un giornalino di quelli che si scrivevano una volta da parte dei fanciulli lontani per motivi di studio dalle famiglie, sia per tenerle aggiornate degli avvenimenti capitati sia per fornire una testimonianza tangibile, attraverso la perizia nel comporre, dell`andamento del proprio percorso di formazione. ma il carattere straordinario di questa memoria lunga un anno consiste nel fatto che a vergarla giorno per giorno, in quel 1822 ad asti dov`era trasferito proveniente da chieri, fu un undicenne ebreo. questo diario parla, con la voce intelligente del suo autore, di una generazione incuneata tra la liberta` dal ghetto portata dalla rivoluzione francese e da napoleone e il ritorno al ghetto con la restaurazione del 1815.

un manager, in una pausa dell`esistenza, riflette sulla lunga esperienza che lo ha portato, nonostante le eresie e le scomodita` del personaggio, a capo di importanti imprese. lo scavo inizia con la raffigurazione della vita ordinaria: ministorie di quando l`equilibrio, che e` forse la dote primaria del manager, esplode. seguono i ricordi dell`infanzia, in un paesino dell`entroterra di rimini, un aura nostalgicamente felliniana. il viaggio nell`esperienza si chiude sul piano proprio di cio` che potrebbe definirsi spunti per una teoria critica dell`impresa; interventi e proposte centrati su quelle situazioni topiche in cui risaltano i paradossi di una logica dell`organizzazione che dimentica di avere a che fare con esseri umani.

come mai paolo ciulla, pittore ricco di talento, giramondo curioso di nuove esperienze artistiche e esistenziali, fini falsificatore internazionale di banconote? la risposta va cercata in questo libro che cerca di strappare dall`oblio un eroe inattuale, a meta` tra un personaggio di vitaliano brancati e un avventuriero settecentesco incalzato dalla malinconiain tutte le tappe della sua corsa terrena.

passeggia per le circostanze della sua vita, come si passeggia per le vie di una citta`, l`io narrante di cornia, lasciandosi riflettere sulle mille cose che gli capitano durante l`esistenza esattamente al pari del disoccupato camminatore che fantastica automaticamente su cio` che vede accadere agli angoli delle strade. e uno spettatore puro di se stesso. il suo modello segreto di osservazione sta tra monsieur hulot e bouvard e pe`cuchet: un composto di innato senso del comico e dell`assurdo, di sensibilita` accesa verso il carattere fluido dell`esistere e candida voglia di afferrare un senso che non c`e`. eppure dalla sua ossessione ingenua e febbrile di onnicomprensione discende una capacita` di penetrazione psicologica che riesce, in realta` in poco e come parlando d`altro, a tratteggiare efficacemente personaggi e situazioni fino a comporre trame umane fittissime pur nella loro occasionalita` minimalistica. nel suo dinamismo "le pratiche del disgusto" ha la velocita` dell`invettiva. ma con un centro di gratitudine e rimpianto. si tratta dell`amicizia, grandissimo mistero: piccoli episodi richiamano all`io narrante la catena di sue amicizie, cosi` diverse, cosi` ariose o anguste, tutte sospese come oasi o come colline verdi sul deserto del conformisno di vite legate, che per quanto lo si esplori in lungo e in largo appare solo uguale e desolante.

un`epopea, se non l`unica del popolo italiano certo la piu` travolgente di vite individuali e destini di comunita`, e` stata l`emigrazione di milioni di lavoratori; mai celebrata a livello ufficiale e nemmeno dalla cultura di popolo o di massa, e che rischia oggi la completa rimozione dal sentimento comune a causa della trasformazione dell`italia da terra di bastimenti che partivano a meta di immigrati stranieri. percio` raramente si trovano, nella storia della letteratura italiana, esempi di storie di emigranti. uno di questi pochi, il poema triste di vilardo che agli inizi degli anni settanta, dalle colline della sua delia nel cuore della sicilia, trasformava in canto corale tante storie di piccoli comuni eroi. una spoon river siciliana di cui leonardo sciascia scriveva nella prima edizione per l`editore garzanti: "vilardo e` nato a delia, in provincia di caltanissetta, e a delia e` vissuto per tanti anni, insegnando nelle scuole elementari. poeta, per cosi` dire, in proprio (un paio di volumetti pubblicati in edizione limitata: poesie di idillio, poesie d`amore), ad un certo punto si e` dato a raccogliere e ricreare queste storie (alcune ne ha pubblicate sul numero 15, luglio-settembre 1969, di "nuovi argomenti"). e non e` stata un`operazione facile. per quanto, leggendole, non sembri, la mediazione del poeta c`e` stata. e che non sembri, e` il maggior merito di questo libretto".





il libro comprende una raccolta di testi di vari autori: whitman, mary cholmondeley, o. henry, zangwill, post, saki, chesterton, london, ring lardner e karol capek.

brevi e crudeli, queste novelle di de roberto (pubblicate per la prima volta nel 1889) hanno conservata intatta la propria forza generazione dopo generazione di lettori. tra questi, vitaliano brancati, per il quale erano "come drammi eschilei" grazie a "l`espressione nuda e semplicissima della potenza narrativa". portando all`estremo le regole narrative dell`epoca, le storie di "processi verbali" attingono a una violenta intensita` che le stacca dal prodotto medio "verista" e le mantiene straordinariamente vivide e attuali.






il romanzo presenta la stessa storia di un omicidio per motivi sessuali, vissuta e narrata dai punti di vista differenti dei tre soggetti coinvolti nella vicenda: la vittima, l`assassino e il mondo della gente che guarda. olwen, ragazza della provincia gallese, racconta i suoi primi amori, il lavoro in citta`, la vita che progressivamente la prende, sino all`incontro col delitto; sullo sfondo la guerra mondiale, come palestra di buoni sentimenti. l`assassino piu` che raccontare introduce alla sua psicologia superomistica e sprezzante, a un dongiovannismo intriso di disprezzo per la donna, che e` solo sete di dominio sull`altro. e infine il racconto dell`inchiesta di polizia, occhio del mondo che cerca le ragioni di incontro di vie umane tanto divergenti.


concetto marchesi, classicista di fama internazionale, portava in se` le tracce dell`idealismo risorgimentale e, insieme, l`energia delle speranze del movimento popolare otto-novecentesco. luciano canfora, curatore del volume, ricollega il suo discorso "perche` sono comunista", tenuto a milano nel febbraio del 1956, la conferenza, "la persona umana nel comunismo", tenuta a roma il 16 aprile del 1945, e l`intervento all`viii congresso del pci del 1956. e con la sua introduzione completa il ritratto di un appassionato intellettuale e apre una finestra sulla comprensione dei tempi difficili sospesi tra la fine della guerra e gli anni della ricostruzione.