







bracciante, autodidatta, leader di primo piano di un partito, il pci, diretto per lo piu` da intellettuali, uomo del sud, giuseppe di vittorio diresse una confederazione sindacale che aveva nel resto d`italia il suo principale insediamento sociale. passo` attraverso diverse esperienze, dal sindacalismo rivoluzionario al comunismo, mantenendo sempre come stella polare l`esigenza di salvaguardare l`unita` dei lavoratori, cercando di abbattere le barriere territoriali e impegnandosi sempre perche` l`emancipazione politico-sociale dei lavoratori non fosse disgiunta dal superamento dell`estraneita` tra masse e stato. l`asprezza della lotta di classe in puglia e in italia, lo portarono su posizioni rivoluzionarie, ma ispirate da un netto riformismo.

la classica opera in cui un grande artista italiano, noto in tutto il mondo per l`estrosita` e la leggerezza delle sue creazioni, ha demolito una volta per sempre il mito dell`artista-divo per sostituirlo con la figura del "designer". attraverso una avvincente analisi di opere e di temi, condotta con disegni e immagini chiare e godibili, munari fornisce una presentazione estremamente esauriente del design e delle sue diverse specializzazioni: visual design industrial design - graphic design - design di ricerca.



era il 22 dicembre 1942 quando migliaia di soldati tedeschi e italiani si trovarono fianco a fianco nel tentativo di salvarsi da un violento attacco dell`armata rossa ad arbusov. vitto, munizioni, medicinali e carburante erano finiti e le truppe sovietiche, in vantaggio numerico, li avevano accerchiati e li bersagliavano senza sosta. poi un giovane carabiniere balzo` a cavallo, brandi` un tricolore e si scaglio` contro le mitragliatrici nemiche al grido di "savoia". il suo eroismo diede nuovo vigore ai compagni, che respinsero i sovietici all`arma bianca. questa e` solo una tra le tante storie della seconda guerra mondiale divenute leggenda, ma testimonia quanto a fondo la sfortunata campagna di russia sia entrata nella memoria italiana, cristallizzandosi nel ricordo come una "tragica fatalita`". testimoni del tempo e pubblicisti non esitarono a romanzarne il racconto secondo un copione che invariabilmente assegnava ai soldati italiani il ruolo di vittime: dei comandi fascisti, di una guerra spietata contro l`armata rossa, della vastita` del territorio, della durezza della natura e, non da ultimo, vittime dei tedeschi, che - dopo averli traditi - avrebbero abbandonato i coraggiosi alleati. si omise di ricordare che gli italiani combattevano una guerra offensiva e non difensiva, che erano gli invasori, gli occupanti respinti dai partigiani.