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franco enna e` lo scrittore che forse ha provincializzato il giallo italiano. savinio e lo stesso calvino avevano dato una sentenza definitiva: il paesaggio domestico non e` adatto a fare da scenario a un poliziesco. cannarozzo, alias enna, senza osare ancora presentarsi con un nome cosi` poco in tono con le atmosfere del thriller, osava invece tra i primi, negli anni cinquanta, tuffare il delitto, il torbido e l`intrigo nelle nostre pigre e crepuscolari province, magari le piu` folcloristiche, come marsala e pantelleria. e creava un genere che alberto tedeschi battezzo` "giallo d`arte", intendendo con cio` quello che oggi chiameremmo giallo realistico.

il volume racconta il confronto tra la politica costantiniana, la tradizione imperiale romana e le grandi tradizioni religiose mediterranee. nel tessuto della citta` antica a lungo le appartenenze religiose si erano sovrapposte e intrecciate, con scambi fecondi e convergenze inattese. vi prendevano parte piena anche i fedeli cristiani, sempre piu` numerosi. quando sanci` la pace religiosa, costantino scelse il dio cristiano come protettore dell`impero e garante della coesione sociale. non volle sottomettergli a forza gli altri culti e fedi poiche` pensava che nella concordia e nel tempo tutti si sarebbero convinti della sua verita`. governo` i culti tramite la legge e cerco` netti confini nella dottrina e nella pratica tra le diverse comunita` religiose. il suo progetto fu in parte assecondato e in parte contrastato da cristiani, pagani ed ebrei. del precario equilibrio di antico e di nuovo realizzato in quei decenni restano testimonianze evidenti nelle immagini auliche e di uso comune negli interventi urbanistici e architettonici dell`imperatore a roma, costantinopoli e gerusalemme. il mondo costantiniano duro` poche generazioni. l`esigenza delle autorita` cristiane di definire in modo certo l`appartenenza dei fedeli, la loro volonta` di affermare la propria liberta` dal rapporto imperiale e la mancanza di imperatori della levatura politica e culturale di costantino, in grado di governare la complessita` religiosa, ne causarono la fine.

il volume e` il catalogo della mostra di gallarate (maga di gallarate, 6 settembre - 19 ottobre 2014). la mostra personale dell`artista, riferimento sin dagli anni sessanta per tutte le ricerche che sviluppano un approccio sperimentale all`utilizzo del linguaggio fotografico, si concentra infatti attorno ad una serie di opere, appositamente realizzate per l`occasione, che raccontano il territorio gallaratese, la sua identita` geografica e architettonica, il suo skyline liquido. il titolo del progetto "ex/post. orizzonti momentanei" fa proprio riferimento ai continui mutamenti e agli insediamenti momentanei di un paesaggio in costante trasformazione colto in questo preciso passaggio

"la giusta e inevitabile fine dei padri e` una eclissi totale: con lo sfacelo dell`impero svanisce ogni rapporto umano e nascono i totalitarismi di ogni genere denunciati da roth." (claudio magris). nel 1938, mentre la germania nazista annuncia l`annessione dell`austria, joseph roth, esule a parigi, termina la scrittura della "cripta dei cappuccini", il suo ultimo lavoro. il tracollo definitivo della patria, al quale assiste sgomento, gli fa comporre tasselli di questo mosaico intenso e doloroso, che esplora l`inabissarsi di quel mondo danubiano in cui coesistevano l`impero absburgico e la civilta` ebraica dell`europa orientale. cosi` la storia della famiglia trotta, gia` narrata nella "marcia di radetzky", di cui questo romanzo rappresenta il seguito, si snoda attraverso le vicende di francesco ferdinando, che, travolto dai propri fallimenti, guarda alla vecchia monarchia in cerca di tracce e di verita` che giovino al destino dei sopravvissuti. ma l`esito sara` drammatico, carico di trepidante amarezza davanti al baratro da cui l`europa e le liberta` democratiche stanno per essere inghiottite.

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