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"l`aringa e` un libro di barzellette. o meglio, di quelle storielle ebraiche che sai come cominciano, ma non sai dove andranno a parare. e come ben si sa, le storielle sono fatte per essere raccontate. ma mica una volta sola. tante. tantissime." rabbi meir ha lasciato questo mondo. sale in paradiso. gli viene subito servito un piatto freddo di aringhe con patate. sorpreso e un po` deluso, il rabbino mangia senza dire nulla. poi lancia per caso un`occhiata verso l`altro "settore" e vede i dannati gozzovigliare ingurgitando minestre vellutate, sformati, arrosti, pasticcini. il rabbino continua a tacere. al pasto successivo, di nuovo qualche aringa con patate, e una tazza di te`. il rabbino getta di nuovo, questa volta non per caso, un`occhiata all`altro "versante": crespelle, cacciagione, funghetti e via di seguito... pasto successivo, stessa solfa, cioe` aringhe e te`. e di la`: oca al forno, caviale, ricche torte. il rabbino ha taciuto abbastanza, chiama il primo angelo che vede e indaga: "non capisco. questo dovrebbe essere il paradiso, e si mangia sempre solo aringa fredda. di la`, che dovrebbe essere il contrario, se non mi sbaglio, ci si abbuffa a piu` non posso". l`angelo sorride imbarazzato, abbassa lo sguardo e dice: "eh, lo so. sa qual e` il problema, rabbi. che non vale la pena di cucinare per una persona sola...".

l`opera del piu` grande storico della letteratura latina, percorsa dalla triste constatazione che il governo del mondo sembra non potersi sottrarre all`inevitabilita` del male. . gli "annales" si aprono con questa solenne professione di imparzialita`, ma tacito, nel raccontare gli anni tra la morte di augusto e la fine di nerone, non e` imparziale. il meno che si possa dire e` che e` sovranamente tendenzioso. non altera i fatti, sa presentarli pero` con un montaggio micidiale, e poi sottolinea, allude, commenta, insiste. si pone di fronte alla storia con uno sguardo spietato, senza illusioni, di chi sa che l`unica alternativa all`impero e` il caos, la guerra di tutti contro tutti.

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