



"so che conoscete la duchessa di duras" disse un giorno goethe a von humboldt. "siete un uomo fortunato! eppure, ella mi ha fatto tanto male: alla mia eta`, non bisognerebbe lasciarsi commuovere a tal punto... esprimetele tutta la mia ammirazione". pur essendo senz`altro uno dei piu` prestigiosi, goethe non era pero` sicuramente l`unico ammiratore di m.me de duras: tra i suoi estimatori vi furono chateaubriand, hugo, sainte-beuve (che vedeva in lei una "sorella" di m.me de stael). pubblicato nel 1824, "ourika" divenne infatti in brevissimo tempo quello che oggi si definirebbe un libro di culto, tant`e` che nei magasins de mode andavano a ruba nastri, camicette, cappelli e gioielli "a` l`ourika". ancora oggi, a quasi due secoli di distanza, questo breve, intensissimo romanzo conserva tutto il suo fascino sottile - e la vicenda della piccola schiava nera, portata in dono dal governatore del senegal al maresciallo di beauvau e destinata a soccombere a un destino che non potra` essere che tragico per aver "infranto l`ordine della natura", per aver concepito "una passione delittuosa", "un amore colpevole" (e forse soprattutto per aver desiderato una impossibile "fusione dei cuori"), ancora ci commuove. "da un lato" scrive john fowles "ourika affonda le radici nel seicento francese, in racine, la rochefoucauld e mme de la fayette, mentre dall`altro si protende fino al tempo di sartre e camus. e la cartella clinica di un outsider, dell`eterno e`tranger nella societa` umana".

un pomeriggio, in una elegante pasticceria di budapest, una donna racconta a un`altra donna come un giorno, avendo trovato nel portafogli di suo marito un pezzetto di nastro viola, abbia capito che nella vita di lui c`era stata, e forse c`era ancora, una passione segreta e bruciante, e come da quel momento abbia cercato, invano, di riconquistarlo. una notte, in un caffe` della stessa citta`, bevendo vino e fumando una sigaretta dopo l`altra, l`uomo che e` stato suo marito racconta a un altro uomo come abbia aspettato per anni una donna che era diventata per lui una ragione di vita e insieme "un veleno mortale", e come, dopo aver lasciato per lei la prima moglie, l`abbia sposata - e poi inesorabilmente perduta. all`alba, in un alberghetto di roma, sfogliando un album di fotografie, questa stessa donna racconta al suo amante (un batterista ungherese) come lei, la serva venuta dalla campagna, sia riuscita a sposare un uomo ricco, e come nella passione possa esserci ferocia, risentimento, vendetta. molti anni dopo, nel bar di new york dove lavora, sara` proprio il batterista a raccontare a un esule del suo stesso paese l`epilogo di tutta la storia. al pari delle "braci" e di "divorzio a buda", questo romanzo appartiene al periodo piu` felice e incandescente dell`opera di marai, quegli anni quaranta in cui lo scrittore sembra aver voluto fissare in perfetti cristalli alcuni intrecci di passioni e menzogne, di tradimenti e crudelta`, di rivolte e dedizioni che hanno la capacita` di parlare a ogni lettore.

racconti di pochi istanti, trame incongrue e persecutorie, irrisioni sistematiche: questo e` il terreno della sua prosa. la sua singolarita` e` tale da non tollerare inquadramenti. charms rimane soprattutto uno stupefacente narratore di "casi", tanto gratuiti quanto ineluttabili. rispetto alla gelida purezza dei suoi esperimenti di parodia sistematica, le versioni occidentali dell`assurdo appaiono timide.

nel 1964 alberto manguel, all`epoca sedicenne, lavorara in una celebre libreria anglotedesca di buenos aires, dove ogni pomeriggio passava jorge luis borges, di ritorno dalla biblioteca nazionale. un giorno lo scrittore, ormai cieco, chiese al giovane se fosse disposto a leggere per lui la sera. manguel accetto` e in questo libro racconta, con una passione tenuta a freno da un`affabile discrezione, l`ammaliante ironia di borges, la sua passione per le epopee, per le saghe anglosassoni, omero, i film gangster, i western, i romanzi polizieschi, la lingua tedesca e la mitologia dei bassifondi di buenos aires, le enciclopedie, le tigri e west side story, la repulsione per proust, mann, tolstoj e pirandello.

mille libri di avventure ci hanno narrato del giovane eroe che arditamente parte, forte soltanto della propria fede in un alto destino, alla conquista di terre e mari impervi e lontani. ma immaginiamo che l`eroe sia un qualunque ragazzo freudianamente turbato da vendicative insicurezze, guardiamolo trascinare verso un mare nero perche` interamente coperto di blatte un padre reso imbelle e una fanciulla sadicamente abbandonata a un fantasioso quanto riprovevole oltraggio, ed eccoci penetrati, attraverso il racconto che da` titolo al volume, nell`universo ironico e surreale, crudelissimo e blasfemo di cui landolfi regge con accanita destrezza le fila, sino alla descrizione dettagliata degli amori fra un minuscolo verme e l`eroina lucrezia.

questa , che attraversa gli scritti di henri michaux da "chi fui" (1927) al "giardino esaltato" (1983), e` stata composta dall`autore su richiesta dell`editore italiano. per chi ancora non conosce michaux, sara` questa la perfetta guida alla sua opera; per chi lo conosce, sara` un libro nuovo, ricco di sottili rivelazioni, quello in cui michaux ha voluto illuminare se` a se stesso, e a tutti noi. tutta l`opera di michaux risponde a una domanda che non riusciamo a formulare, eppure sentiamo essenziale. col tempo, i suoi scritti si dimostrano sempre piu` nettamente insituabili, come gia` lo erano quando cominciarono ad apparire, nella parigi degli anni venti. possono presentarsi come racconti, poesie, riflessioni, esorcismi, dialoghi, aforismi, visioni: ma ogni volta li sentiamo evadere dal quadro di una forma preesistente. ed e` questa una peculiarita` costante di questo scrittore, che ha con la `letteratura` rapporti di acuminata diffidenza. i suoi paesaggi sono sempre altrove, in un tibet dell`anima. ogni libro di michaux e` il resoconto di un`esplorazione, che ama calarsi nelle , ma si azzarda anche a perdersi nella sterminata vastita`. nelle sue pagine troviamo tracciati, con la precisione cerimoniale di un calligrafo cinese, innumerevoli , soprattutto quelli che non hanno piu` un nome o non l`hanno mai avuto. ciascuno di questi movimenti e` una breccia fra il visibile e l`invisibile. i testi sono le macerie di quelle . ogni racconto e` l`accenno di una metamorfosi. dice una voce di michaux, e prosegue:









eddie coffin, il protagonista del libro, e` uno dei criminali piu` incredibili, geniali e divertenti della storia. calvo e grassottello, di professione filosofo (per la precisione "ricercatore a cambridge"), incline all`alcol, ex bancario fuori da ogni norma, sospetto di irriferibili reati sessuali e pericolosamente incline a farsi arrestare in costume adamitico, un bel giorno si trova talmente nei guai che deve lasciare la natia gran bretagna. per il suo esilio sceglie la francia, dove conosce hubert, rapinatore sfortunato dalle mille protesi. e l`oltraggioso eddie coffin trova l`ispirazione per iniziare una strabiliante carriera di rapinatore e seduttore.


nell`autunno del 1959, alla fiera del libro di francoforte un giovane autore di nome gunter grass presento` un romanzo che ebbe straordinaria risonanza e per molti versi segno` un nuovo inizio della letteratura tedesca: "il tamburo di latta". la germania occidentale pareva finalmente essersi scrollata da quella sorta di torpore del pensiero che aveva dominato i primi lustri post-bellici, intenzionata a interrogarsi senza remore sul piu` recente passato, a mettere in discussione certezze politiche, sociali e culturali. e di questo risveglio grass fu uno dei protagonisti. avendo ormai raggiunto un`eta` venerabile, lo scrittore ritiene che sia giunto il momento di ripercorrere quanto e` accaduto in questo lungo mezzo secolo. ma pensa di dare la parola a figli e figlie, affinche` siano loro a raccontare e raccontarsi, a mettere a confronto le loro esperienze, a dire cosa ha significato nascere, crescere e vivere accanto a un padre tanto famoso, certamente poco autoritario ma anche poco propenso a giocare con loro, e da ultimo anche un po` ondivago a livello sentimentale. in questa polifonia di voci, a fare da raccordo e` maria rama, una fotografa amica di vecchia data dello scrittore, che con la sua agfa-box del 1932, segue passo passo la vita dei ragazzi. che di lei si fidano, perche` quella semplice macchina fotografica, ha una magica prerogativa: nella camera oscura, al momento della stampa, oltre al soggetto, mostra anche il passato, il futuro e i desideri di ognuno di loro.










dopo un`introduzione generale del curatore, il volume e` organizzato per voci affidate ciascuna a un autore diverso. ogni voce mette in relazione il concetto di laicita` con la politica, le istituzioni democratiche, la ricerca scientifica, la nazione e la patria, la storia, la scuola, la vita e la morte, la fecondazione assistita, le biotecnologie, il darwinismo, il liberalismo, il relativismo. una variegata mappa di concetti che rivendicano la legittimita` del pensiero laico, nel momento in cui il terreno della cultura laica sembra essere diventato oggetto del contendere da parte di numerosi fondamentalismi, non solo religiosi. firmano le voci, tra gli altri: giulio giorello, gian enrico rusconi, gilberto corbellini.

di nessun altro uomo vissuto prima di petrarca abbiamo una cosi` vasta messe di informazioni biografiche, diceva ernest h. wilkins. ma precisava che tali informazioni si fondano per lo piu` su lettere e altri scritti petrarcheschi. bisognera` allora chiedersi: che cosa sappiamo di lui con certezza? la verita` e` che ogni scrittore mira a diventare, per usare le parole di ortegay gasset, "romanziere di se stesso, originale o plagiario". e, come dimostra l`affascinante indagine di francisco rico, petrarca non sfugge alla regola: anzi, la incarna in sommo grado. il che significa non solo che l`autoritratto che egli va componendo nel tempo e` ispirato a exempla illustri, ma che nulla di quanto ci dice e` letterale e innocente. dietro ogni data, dietro la semplice menzione di un giorno della settimana (il venerdi`, ad esempio, giorno marcato per eccellenza), si cela una fitta rete di rispondenze, una raffinata simbologia e un audace disegno: trasformare i momenti vissuti o immaginati in frammenti di un racconto unitario capace di sottrarli alla corrosione del tempo. ma petrarca si spinge ancora piu` in la` nella costruzione di un`esistenza ideale: grazie a rico, lo vediamo infatti applicare la `dispositio` persino alla vita non scritta, modellarla come un testo, mettendo in atto cio` che non scrive - o, se vogliamo, facendo letteratura con le proprie azioni.


"se e` vero, come scrive masolino d`amico nella prefazione a questo volume, che chi legge le poesie della dickinson in traduzione e` portato inevitabilmente a pensare a forme aperte, mentre in realta` "l`originale e` sempre costretto in uno schema preciso, e vorrei dire rigido, se l`orecchio finissimo e originale dell`autrice non lo variasse continuamente con piccole strepitose invenzioni", e` anche vero che la traduzione che qui presentiamo di una scelta di queste rappresenta a nostro avviso una straordinaria prova di fedelta` e, insieme, un adeguamento allo stile della grande poetessa americana di assolutamente non comune resa espressiva. la scelta, poi, di adriana seri, se certamente e` motivata dal desiderio di poter offrire una parte della produzione della dickinson pressoche` sconosciuta al lettore italiano, e` non meno indicativa di una maniera "totale" di leggere la sua poesia; una maniera che tende a rifiutare le categorie di "maggiore e minore" all`interno di un`ispirazione certamente varia - che non esclude affatto, come giustamente nota masolino d`amico, "l`umorismo, e non di rado l`allegria" -, ma vissuta nella sua totalita` con una partecipazione che forse non ha eguali nella storia della poesia moderna."



scrive sciascia in un`appassionata recensione a questo romanzo . al crollo dell`impero, quel reggimento non esiste piu`, e il colonnello rochonville, cinque ufficiali e un sottufficiale sono i soli sopravvissuti. ma durante un ricevimento nella vienna decaduta del 1925 uno di loro, engelshausen, viene trovato prono, la faccia rivolta al soffitto e il collo torto : un enigma per i suoi compagni e per la polizia. altre morti non meno misteriose e all`apparenza irrelate scuoteranno vienna, e sempre a essere colpiti nei modi piu` sofisticati e bizzarri saranno gli ultimi dragoni del reggimento . scambi di persona, avventurose vicende parallele, visioni apocalittiche: e` il materiale principe per lernet-holenia, e lo si trova qui in una versione che spinge questi tratti all`estremo. thriller di audace architettura e sapienti depistaggi, ora onirico e poetico ora intriso di nostalgia per un mondo inabissato, due sicilie ha per sciascia - una sua . e sa calarsi , attingendo uno dei punti piu` alti dell`epos di lernet-holenia.




. (roger dadoun, )

dei 142 libri che componevano l`imponente storia di livio ce ne sono pervenuti solo 35. con stile maestoso e scorrevole il grande storico ripercorreva le vicende di roma, dalla venuta di enea in italia ai funerali di druso, figliastro di augusto (9 a.c.), con l`intento di fornire all`urbe, nel momento culminante della sua potenza e della sua gloria, un`esposizione artisticamente valida del suo passato. il successo della storia liviana fu enorme fin dall`antichita`, non tanto per il suo valore storiografico quanto per la visione d`insieme, che vede quasi prevalere gli aspetti artistici, letterari e morali su quelli puramente storici. in questi due libri, livio passa in rassegna le diverse fasi del lungo (dal iv al iii secolo a.c.) e articolato conflitto che vide roma opposta ai sanniti, e quindi ripercorre dettagliatamente i fatti piu` significativi della vita politica e sociale fino all`anno 293 a.c.








attribuita a un antonino liberale di cui non si ha alcuna notizia e allestita con ogni probabilita` tra il ii e il iii secolo, questa silloge di racconti di metamorfosi ci e` stata tramandata da un codice di heidelberg, il palatinus graecus 398. il ricchissimo commento di sonia macri` e tommaso braccini ricostruisce con sapienza tutta la complessa rete mitografica, folklorica e antropologica che le fa da sfondo. . nel mito greco era plausibile che uomini e donne potessero trasformarsi in animali, piante e rocce. era l`ultima propaggine del regno della metamorfosi. e l`ultimo cantore di quelle storie fu ovidio. prima di lui e accanto a lui era fiorita su quei temi una intera letteratura, che il tempo ha sommerso. ma almeno un prezioso relitto si e` salvato: queste metamorfosi di antonino liberale, che per alcune vicende sono una fonte unica e indispensabile e vanno poste accanto agli scritti di apollodoro e di igino come testimonianza di cio` che fu l`antica mitografia.

blaise cendrars e` stato definito . da quando scappo` di casa, a sedici anni, . e molteplici, e rapinosi, sono anche gli scenari che attraversiamo in questo romanzo, una botte a` surprises dalla quale vengono fuori, a ogni pagina, orrori e magnificenze. a farci da guida e` un doppio dell`autore, che non per caso porta il nome di un anarchico ghigliottinato nel 1913, raymond la science. e un doppio diabolico e allucinato dell`autore e` lo stesso moravagine, ultimo discendente di una famiglia reale, che raymond aiuta a fuggire da una clinica per alienati e in compagnia del quale vivra` le peripezie piu` mirabolanti: saranno terroristi nella russia zarista del 1905, prigionieri degli indios blu sulle sponde dell`orinoco, volontari nei corso della prima guerra mondiale... moravagine e` la , , , un essere che incarna la follia e il male, che uccide , di preferenza giovani donne, e teorizza che e che chi ha paura del disordine ha paura della vita stessa: la quale non e` altro che , e che non esiste verita`, ma solo l`azione, , . tra digressioni fascinose, anse maestose, deviazioni fulminee, veniamo irresistibilmente trascinati da una scrittura che, come rilevo` la critica del tempo, possiede una - uno stile la cui sfrenata liberta` continua a vibrare.

(anna maria ortese)

in una gelida notte del mese di nevoso dell`anno ii, ossia intorno al 5 gennaio del 1794, un drappello di sanculotti preleva francoiis-elie corentin per condurlo alla chiesa di saint-nicolas-des-champs. gia` allievo di tiepolo e ora impegnato nell`atelier di david, corentin e` un vecchio maestro la cui notorieta` non si e` mai trasformata in gloria. il compito che nell`atmosfera sordida e caravaggesca della sacrestia gli viene assegnato da eminenti capi della rivoluzione parigina e` non meno arduo che stupefacente: in cambio di un compenso regale ma nella piu` assoluta segretezza e in tempi strettissimi, dovra` ritrarre i membri del comitato di salute pubblica, gli undici. detentori di un potere assoluto e fantasma, i tirannicidi incarnano ormai il piu` plumbeo ritorno del tiranno globale che si spaccia per popolo e sono lacerati da feroci rivalita`. corentin dovra` dare a robespierre e ai suoi il massimo rilievo: sara` una mendace assemblea di eroi-fratelli, un`ultima cena truccata. la carneficina del grande terrore e` alle porte. corentin non arretra: e dipinge il suo capolavoro, il quadro perfetto che fara` di lui una leggenda. un quadro che attrae come un magnete e sgomenta, perche` gli undici sono la storia in atto, , mostri, de`i e uomini, figure spaventose che ancor oggi, dalle pareti del louvre, si avventano su di noi, i dannati. un quadro che non esiste, come non e` mai esistito francois-elie corentin, il suo autore, ma che mancava, e a cui solo michon, con la fastosa potenza della sua parola, poteva dar vita.

scrive granet in un passo cruciale di questo libro, dove, forzando le (wilcock), fa rivivere la struttura sociale, la mitologia, la religione della cina arcaica. guidandoci attraverso un mondo popolato di animali fantastici e scandito da feste primaverili, offerte al fiume, danze sciamaniche che propiziano il contatto con gli antenati, granet ci schiude il mito di yu il grande, fondatore della dinastia hia (iii millennio a.c.), e per restituirne l`epopea ricorre a ogni genere di fonti: canti, proverbi, leggende, ma anche esili tracce celate nel canone della letteratura classica. se , la storia di yu il grande coincide con una nuova disposizione e organizzazione cosmica, un nuovo ordinamento dello spazio e del tempo - decisivo spartiacque fra due epoche. questo libro, il piu` audace di granet, si distanzia da tutte le opere maestre della sinologia (incluse quelle dello stesso granet) perche` non e` una esposizione analitica, ma una messa in scena delle primordiali immagini del mondo cinese, come se le vedessimo incidersi sul guscio di una tartaruga, alla maniera degli esagrammi dello i ching - come se la cina arcaica parlasse con i suoi passi di danza e ostentando i suoi emblemi.


un collegio femminile in svizzera, nell`appenzell. un`atmosfera di idillio e cattivita`. arriva una : e` bella, severa, perfetta, sembra che abbia gia` vissuto tutto. la protagonista - un`altra interna del collegio - si sente attratta da questa figura, che lascia intravedere qualcosa di quieto e terribile. e il terribile, a poco a poco, si scopre: e` la terra di nessuno tra perfezione e follia. lo stile limpido e nervoso, l`acutezza delle notazioni, l`intensita` di questa storia fanno risuonare una corda segreta, quella che si nasconde nell`immaginario collegio da cui tutti siamo usciti. e ci lascia toccati da un`emozione rara, fra lo sconcerto, l`attrazione e il timore, come se al centro di un`aiuola ben curata vedessimo aprirsi una voragine.

a un certo punto di questi racconti si parla di una "calma violenta" - e subito si riconosce il timbro e il passo di una scrittrice per cui l`ossimoro e` come l`aria che respira, quasi un segno di riconoscimento, fin dal titolo del suo romanzo piu` famoso, "i beati anni del castigo". del quale iosif brodskij scrisse: "durata della lettura: circa quattro ore. durata del ricordo, come per l`autrice, il resto della vita". non diverso l`effetto di queste storie, talvolta di una brevita` lancinante, talvolta dense come un romanzo. mescolando all`estro fantastico frammenti di ricordi e apparizioni, amalgamati in uno stile dove domina quello che gli etologi chiamano ubersprung, "diversione": quello scarto laterale, apparentemente fuori contesto, che e` un segreto ancora insondato del comportamento. e, come si mostra qui, della letteratura.

america o ? una nazione creatrice di miti e valori o un paese in declino e diviso al suo interno? come si misura la tra san francisco e miami? perche` e` impossibile avere una conversazione in inglese con un tassista di new york? come si spiegano la tragica sequenza delle sparatorie e nel contempo il record delle start-up, la scarsa disoccupazione giovanile e la migrazione interna dalla california verso la florida? capire l`america e` una sfida, oggi piu` che mai: ci fa velo un secolo di stereotipi costruiti da cinema e letteratura, moda e arte, musica e serie televisive. si aggiunge la rinascita di un antiamericanismo antico e viscerale, che condiziona molti italiani. bisogna avere radici profonde in questa nazione - pagarci le tasse, averci mandato i figli a scuola, usarne la sanita`, aver fatto il giurato in un processo, averci comprato casa e creato una societa` - per superare la barriera dei luoghi comuni. le sorprese sono tante quante le americhe, al plurale, e tutte le loro comunita` etniche. federico rampini, che in america ha vissuto per quasi un quarto di secolo, firma un ritratto illuminante degli stati uniti che enuclea i grandi e i piccoli problemi del paese. di ogni differenza abissale con l`europa indica origini e ragioni, dalla politica all`economia, dalla cultura alla societa`, dalla quotidianita` alla genesi del dna nazionale. l`autore compie uno slalom fra le contraddizioni, un`operazione di pulizia dai preconcetti, e ci regala una guida di viaggio in senso letterale: perche` si puo` comprendere l`america solo vivendola e guardando dietro le apparenze. per intuire magari dove andra` a finire.

"un giorno, improvvisamente, mi venne fatto di chiedermi se avevo la coscienza a posto": dopo aver abilmente attraversato la falsa inquietudine senza cui non ci si sente moderni, dopo essersi rinchiusi in quel "pensiero rateale, condominiale" che fa della tranquillita` l`unica regola di vita, mario protagonista senza qualita` e io narrante del romanzo - scopre che il suo avaro programma e` irrimediabilmente entrato in crisi. la realta`, fino ad allora ingabbiata a far da cornice al suo successo, gli si rovescia addosso con la violenza disperata di un temporale. e un`insofferenza, uno sgomento che lo costringe a fare i conti con il passato: come se un demone gli imponesse la sua verita`. dalle vie di una metropoli multiforme e degradata, da una campagna senza tentazioni d`idillio, emergono ricordi, ombre fugaci e disperate, sentimenti traditi; e ritornano colpe e rimorsi cui e` diventato necessario dare un nome. tra mario e la sua "stirpe di morti" si intreccia un silenzioso colloquio, mentre sua sorella maria - che da angelo, da santa, da genio della famiglia, si era trasformata in mostro - sembra chiamarlo dall`abisso.

pochi filosofi o storici della cultura novecenteschi hanno saputo restituire la quintessenza del romanticismo come isaiah berlin; e nessuno scritto piu` di queste memorabili mellon lectures puo` rappresentare, di quell`accurato lavoro di filologia dello spirito, la sintesi definitiva. in sei sequenze di luminosita` tagliente, berlin spazza via con gesto deciso e perentorio i luoghi comuni che ancora gravavano su quella che egli considera la piu` grande rivoluzione cognitiva dell`occidente moderno. berlin ci rivela ad esempio che l`attacco ai lumi e` gia` implicito negli stessi lumi, grazie a figure come vauvenargues (col suo pessimismo nichilista), montesquieu (col suo esasperato relativismo antropologico) o hume (col tarlo scettico che rode dall`interno il grande edificio empirista). non solo: oltre a gettar luce su figure misconosciute eppure decisive come hamann - il cui vitalismo mistico sfocia nell`idea che dio non sia ne` un geometra ne` un matematico ma un poeta -, berlin delinea il romanticismo di kant, schiller e fichte, contrapponendolo a quello di schelling, della lucinde di schlegel, delle poesie di tieck e dei racconti di hoffmann. e, per finire, addita le ramificazioni del romanticismo nel nostro secolo, da quelle aberranti (sfociate nel fascismo) a quelle piu` autentiche (prodromi di un compiuto liberalismo).