

a partire da qualche antica pendenza coniugale irrisolta, colette imbastisce una vicenda di debiti e crediti che oppone il seduttore herbert d`espivant alla bella e non piu` giovane ex moglie julie. le schermaglie, i battibecchi, i reciproci inganni dei due danno luogo a una commedia in quattro atti, da cui l`autrice lascia a poco a poco trasparire un impietoso autoritratto.

labatut affronta la storia delle classi nobiliari europee nel quadro di un`epoca che va dal rinascimento, momento di esaltazione del potere aristocratico, alla rivoluzione francese, allorche` gli ideali egualitari minacciano seriamente i privilegi della nobilta`. il volume non presenta pero` una esposizione delle diverse realta` nazionali, quanto un ritratto complessivo della situazione europea che e` relativamente uniforme, articolato per temi.



il cinismo dell`industria musicale non l`ha inventato willy deville, ma lui ha pagato sulla sua pelle l`indifferenza e l`ignoranza di un sistema che non tollerava il suo anticonformismo negando il suo talento solo perche` le sue cattive abitudini mettevanoa disagio un`iaea di morale convenzionalmente dominante. willy deville inadeguato lo e` stato fin da quando, in anni a cavallo tra il punk e il grunge, si ergeva nel buio della notte newyorchese a cantare di amore ed emozione evocando i grandi soulmen degli anni cinquanta e sessanta. controcorrente, sia nella musica sia nella vita, fino alla sua prematura scomparsa nel 2009 all`eta` di 59 anni. difficile afferrarlo con quel viso spigoloso, quei modi da giocatore d`azzardo, quello sguardo malizioso e penetrante, quella battuta sferzante. c`era qualcosa in willy deville che il rock`n`roll non ha piu`, un senso di romanticismo, di storia, di fascino. sapeva cogliere con semplici versi il sorriso di una venere della strada, le pulsioni della gente del ghetto, la pericolosita` di uno stiletto che brilla nella notte, una torbida storia di droga, l`amore di chi si pavoneggia per qualche traccia di rossetto esibita sul collo. "love and emotion" racconta la sua ballata con taglio romanzato, facendo parlare direttamente i personaggi e tracciando il primo dettagliato percorso storico e biografico esistente al mondo della sua avventura artistica.



nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina... si chiama eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, maja salo. dei genitori nessuna traccia. e proprio maja a cercare disperatamente l`aiuto di pietro gerber, il miglior ipnotista di firenze, l`addormentatore di bambini. da qualche tempo eva non e` piu` davvero sola. con lei c`e` un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. e a causa di questa presenza, forse eva e` in pericolo. ma la reputazione di pietro gerber e` in rovina e, per certi versi, lo e` lui stesso. confuso e incerto sul proprio destino, pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con eva. o meglio, con il suo amico immaginario. e in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. la voce del bambino perduto che parla attraverso eva, quando lei e` sotto ipnosi, non gli e` sconosciuta. e, soprattutto, quella voce conosce pietro. conosce il suo passato, e sembra possedere una verita` rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che e` avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. perche` a undici anni pietro gerber e` morto. e il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.

le verita` che cioran consegno` al "crepuscolo dei pensieri" contengono il germe delle esplorazioni future e al tempo stesso qualcosa che resiste persino all`organizzazione caotica e frammentaria dei quaderni. al fondo di ciascuno degli aforismi qui radunati - che toccano i temi piu` cari a cioran (dalla noia alla solitudine, all`insonnia, alla timidezza, al desiderio, all`oblio, al rimorso e al suicidio) - cogliamo la stessa affilata capacita` di introspezione, l`estraneita` di sempre a ogni filosofia, ma in una versione surriscaldata. un pensiero che non trova pace e attraversa le vaste distese del "non-luogo universale", lasciando dietro di se` una traccia bruciante nelle parole. "la mediocrita` della filosofia si spiega col fatto che si puo` riflettere solo a bassa temperatura. quando si controlla la propria febbre, si ordinano i pensieri come fossero marionette; si tirano le idee con il filo e il pubblico non si sottrae all`illusione. ma quando ogni sguardo su se stessi e` un incendio o un naufragio, quando il paesaggio interiore diviene una sontuosa devastazione di fiamme che danzano sull`orizzonte dei mari - allora si da` libero sfogo ai pensieri: colonne tormentate dall`epilessia del fuoco interiore". un fuoco che permette a cioran di esserci amico - anche quando apparentemente vorrebbe infierire su di noi.