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xiamen e` una citta` sull`omonima isola rocciosa, collegata alla cina sud-orientale da un`autostrada e due ponti: a una baia "disseminata di imbarcazioni e sfavillii erratici" fa da controcanto un agglomerato industriale fitto di immigrati "irregolari e affamati". qui per lungo tempo ha spadroneggiato lai changxing, il tycoon che prima di diventare "il latitante piu` ricercato della cina" e` stato il piu` famoso tra i nuovi ricchi del post-maoismo, di volta in volta definito come un semplice tufei ("bandito", ma non sempre in senso dispregiativo) o come un robin hood dispensatore di lavoro. e qui si insedia, alla fine degli anni novanta, il giovane corrispondente del "times" oliver august, per il quale lai e` l`emblema di una cina con il piede in due staffe, che incoraggia i cittadini "ad agire sempre piu` liberamente, ma senza garantire che il loro operato rientri nella legalita`". l`indagine-inseguimento nei luoghi dell`infanzia e dell`ascesa di lai diventa allora un impressionante succedersi di "visioni" rivelatrici: l`"obitorio umano" di beihai e` la quintessenza di tutte le aree depresse; e la stessa xiamen sembra il concentrato di un`interminabile transizione. una transizione di cui august registra ogni aspetto socio-economico, ma di cui coglie soprattutto il versante grottesco e orrorifico.

un tempo simboli di forza e grandezza, temuti e venerati come divinita`, leoni e tigri, orsi e coccodrilli (i "predatori alfa") sono ormai specie "terminali". nel giro di centocinquant`anni si prevede che debbano definitivamente uscire di scena. e un altro capitolo della storia evolutiva si sara` chiuso. ma al di la` delle implicazioni strettamente ecologiche vi e` una ragione piu` profonda per osservare con inquietudine il grande invalido, spogliato della sua regalita` e ridotto all`impotenza. da loro, per centinaia di migliaia di anni, gli uomini furono divorati, finche` non si trasformarono essi stessi in animali divoranti. quammen, autore di reportages per national geographic, conduce la sua analisi tra scienza, letteratura e mito.

per secoli l`uomo si e` rifiutato di affrontare il mare grigio, roboante e tempestoso che si estendeva al di la` delle colonne d`ercole, abitato da mostri terrificanti come le gorgoni e i giganti centimani o da razze bizzarre come i cimmeri, gli etiopi e i pigmei; solo i fenici, avidi e temerari, osarono sfidare quelle acque alla ricerca di un mollusco da cui estrarre il colore piu` ambito dalle e`lite di potere dell`eta` classica. oggi l`atlantico, nella percezione di molti, non e` altro che un piccolo inconveniente, che dura giusto il tempo di un paio di film proiettati durante un volo intercontinentale. fra questi due estremi sono intercorsi duemilacinquecento anni di esplorazioni, guerre, commerci e disastri, attraverso i quali l`oceano ha plasmato le ambizioni e la condotta di marinai, scienziati, mercanti e soldati, venendo visto, a seconda delle circostanze e della sorte, come un alleato o un nemico, una risorsa o un pericolo. simon winchester racconta l`ultra millenaria relazione fra l`atlantico e gli esseri umani - predatori vichinghi e monaci irlandesi, cacciatori di balene e mercanti di schiavi, posatori di cavi e pirati -, mescolando storia e aneddoto, geografia e ricordi personali, scienza e affabulazione. il risultato e` un`epopea del "mare interno della civilta` occidentale" maestosa, sorprendente, burrascosa, cangiante - quasi quanto l`oceano stesso.

quattro pensionati - un giudice, un avvocato, un pubblico ministero e un boia - ammazzano il tempo inscenando i grandi processi della storia: a socrate, gesu`, dreyfus. ma certo e` piu` divertente quando alla sbarra finisce un imputato in carne e ossa: come alfredo traps, rappresentante di commercio, che il fato conduce un giorno alla villetta degli ex uomini di legge. la sua automobile ha avuto una panne li` vicino, ma lui non se ne rammarica, anzi: pregusta gia` il lato piccante della situazione. si ritrova invece fra i quattro vegliardi, che gli illustrano il loro passatempo. l`ospite e` spiacente: non ha commesso, ahime`, nessun delitto. come aiutarli? niente paura, lo rassicurano: "un crimine si finisce sempre per trovarlo". e se la colpa non viene alla luce, la si confeziona su misura: "bisogna confessare, che lo si voglia o no, c`e` sempre qualcosa da confessare". tra grandi abbuffate e abbondanti libagioni, il gioco si fa sempre piu` pericoloso, finche` il piazzista si avvede d`essere non gia` un tipo banale, mosso solo da meschine aspirazioni di carriera e sesso, bensi` un delinquente machiavellico, capace di usare la sua amante come un`arma infallibile contro il superiore cardiopatico.

dal mattino del 6 agosto 1945 il mondo sa che una guerra nucleare e` possibile. chiunque e` in grado di immaginare come verrebbe combattuta, e anche con quale verosimile esito. ma dopo gli eventi del 1989, e piu` ancora del 2001, al terrore di bombardieri strategici e missili intercontinentali se ne e` sostituito un altro, piu` paralizzante ancora: l`idea che qualcuno, in un posto e in un momento qualsiasi, possa fare qualcosa. a capire chi sia davvero in condizione di fare che cosa e` dedicata questa indagine di langewiesche, che parte dal cuore incandescente dell`esplosione su hiroshima, attraversa le citta` segrete dell`ex unione sovietica, dove sono tuttora custodite (non sempre il verbo e` appropriato) migliaia di testate e tonnellate di uranio, esplora le strade del contrabbando anche nucleare che segnano le montagne del caucaso, per approdare a due luoghi diversi, ma ugualmente inquietanti: il lago proibito che fornisce di acqua potabile rawalpindi, dove negli anni settanta a.q. khan - lo scienziato che trafugo` i segreti nucleari dell`occidente, consentendo al pakistan, alla corea del nord e all`iran di armarsi - era libero di andare in barca a vela, e lo studio di francoforte dove un oscuro ricercatore americano, mark hibbs, elabora tutte le informazioni sul nucleare disponibili, per poi riversarle in articoli riservati a pochissimi specialisti e ai servizi di informazione di ogni paese.

quando accetta la proposta di blaise cendrars di scrivere un libro per la sua collana di biografie di avventurieri, e sceglie - in modo apparentemente incongruo per un comunista militante - di occuparsi del barone von ungern-sternberg, vladimir pozner non immagina certo che questa volta non gli bastera` consultare (come aveva fatto per tolstoj e` morto) una mole immensa di documenti, ma che gli tocchera` condurre un`ardua inchiesta, nel corso della quale imbocchera`, per poi abbandonarle, una quantita` di false piste e si imbattera` in testimoni piu` o meno inattendibili: dall`ex colonnello di ungern ridotto a fare il tassista alla coppia di decrepiti aristocratici parigini che hanno conosciuto il barone in fasce (e che di quel paffuto bebe` gli manderanno una foto), sino a "fratello vahindra", il sedicente monaco buddhista che spaccia per il figlio segreto dello stesso ungern il pallido adolescente dai tratti asiatici con il quale vive in una squallida mansarda... a poco a poco, pero`, il narratore riesce ad afferrare il suo eroe, e ce ne svela gli aspetti piu` inquietanti e contraddittori (nonche` ambiguamente seducenti): solitario, taciturno, imprevedibile, irascibile, sadico, paranoide, ferocemente antisemita, superstizioso, misogino, frugale, idealista, marziale, il barone ungern ha tendenze mistiche, si considera erede di gengis khan e si crede investito di una missione provvidenziale - quella di riconquistare l`occidente partendo dal cuore della mongolia.

acquistando per due dollari un libro, offertogli per strada da un giovane entusiasta un giorno del 1975, paul haggis ancora non sa che l`affiliazione casuale, e all`inizio piuttosto scettica, alla chiesa di scientology segnera` la sua carriera di regista, trasformandosi via via in un inferno personale e professionale. quando, molti anni dopo, haggis riuscira` finalmente a uscirne, raccontera` tutto a lawrence wright, che in questa inchiesta racconta tutto a noi: le violenze, i ricatti, le estorsioni cui scientology sottopone i suoi affiliati; le figure piu` grandi del vero - david miscavige, attuale guru della chiesa, e tom cruise, suo principale testimonial -, che la tengono in vita; le procedure private (come le sedute di auditing, un improbabile incrocio fra la parodia di una seduta di analisi e quella di un colloquio aziendale) in cui si articola la lunga iniziazione dell`adepto, e le fantasmagoriche cerimonie pubbliche che celebrano i trionfi della setta piu` vasta mai apparsa sul pianeta. ma dove lawrence wright scatena fino in fondo la sua vena narrativa e` nel ritratto dell`inventore di tutto questo, ron hubbard, un uomo capace di vendere milioni di copie dei suoi romanzi di fantascienza, e naturalmente dei suoi manuali parareligiosi, e perfettamente a suo agio nella divisa di commodoro della flotta privata su cui scientology, bandita per reati fiscali, fu costretta per anni ad autosegregarsi.

nell`impulso irrefrenabile che ci spinge talora a strapparci alla nostra sedentarieta` e a partire verso una meta ignota non c`e` quasi mai nulla di razionale; sono piuttosto le nostre antenne a suggerirci su quali sentieri potra` placarsi, forse, l`irrequietezza che ci consuma. lo sa bene vasilij golovanov, che ha elevato la prassi del , oltre che a esercizio spirituale, a vero e proprio genere letterario. le sue ci conducono verso destinazioni improbabili, e non importa che si tratti della sorgente quasi invisibile dello sterminato volga o del suo delta nel mar caspio - uno dei , dove ogni ondata migratoria ha lasciato, come su una lavagna, una traccia di civilizzazione inesorabilmente rimossa da quella successiva. dalle steppe dove la russia europea si smarrisce nei meandri dell`asia centrale fino alla mitica localita` di chevengur, scaturita dall`immaginazione di platonov, passando per la tenuta aristocratica di prjamuchino, culla dell`anarchico michail bakunin - di cui ripercorre, in modo a dir poco strepitoso, le tragicomiche vicende -, golovanov esplora il complesso rapporto di filiazione tra lingua e territorio, spazio geografico e luogo metafisico. nella convinzione che solo inoltrandoci in questi labirinti potremo davvero comprendere la letteratura russa, altrimenti destinata a restare per noi indecifrabile al pari di un`iscrizione cuneiforme.

un terzo delle terre emerse e` costituito da deserti, in gran parte desolati e inospitali. perche` un ambiente cosi` ostile ci affascina da sempre? quali corde profonde fa risuonare in noi il luogo metafisico per eccellenza, dove terra e cielo si confondono, dove la vita umana e` appesa a un filo? animato dallo spirito di avventura dei grandi esploratori del passato, e spesso armato dei loro libri per ripercorrerne le tracce, william atkins ci conduce alla scoperta di un mondo che e` tanto interiore quanto fisico. e mentre ci offre il resoconto di sette viaggi compiuti nelle regioni desertiche piu` remote, meravigliose e spietate al tempo stesso - dal quarto vuoto dell`oman al victoria australiano, dal deserto del gobi a quelli degli stati uniti -, ne descrive l`ecosistema, la geologia, la flora e la fauna, i popoli che li abitano e la storia che li ha modellati, dalle trivellazioni petrolifere ai test nucleari, fino agli odierni raduni hippie. ma atkins non e` soltanto un trascinante narratore di viaggi: il deserto e` qui esplorato anche come strumento di connessione profonda con noi stessi e con la natura, manifestazione ultima dell`immobilita` e del silenzio. una visione che del deserto trasmette tutta l`immensita` - e ci ricorda che, anche in un mondo dove ogni paesaggio e` disponibile con un click, avventura e scoperta, solitudine e isolamento sono ancora possibili.

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