


viene da un`isola delle antille che per i turisti e` il fondale di una vacanza da sogno ma che per lei - che gia` da bambina rifiutava di intonare "rule, britannia!" - e` una colonia ostaggio del sole e della siccita`, una prigione insopportabile. per spezzare le catene, e insieme per sbarazzarsi dell`amore terribile della madre e della crudele indifferenza del padre, lucy sbarca in un`altra isola, manhattan. ma l`illuminata benevolenza della famiglia che l`ha accolta come ragazza au pair non fa che acuire nostalgia e furore: alla trionfante generosita` di chi ha solo certezze, lucy non puo` che opporre un`astiosa impudenza. non le sfugge, del resto, che l`atmosfera di` armoniosa perfezione che avvolge mariah, lewis e le loro quattro bambine bionde e` uno show, e occulta crepe minacciose - i segni della rovina imminente. anche nell`opulenta new york, proprio come ad antigua, attorno a una tavola apparecchiata puo` regnare la desolazione. nulla, nell`arco di un breve anno, rimarra` intatto: per il cieco progressismo di chi la ospita e dovra` confrontarsi con lo specchio deformante dei margini del mondo; e per lucy: insofferente ai dominati come ai dominatori, senza piu` punti di riferimento, provera`, al pari di gauguin - il pittore che ha scoperto in un museo e subito amato -, a inventarsi facendo affidamento solo sull`intuizione, e a riscattare l`oltraggio della sua origine.

un bel baritono si e` rifugiato in messico per nascondere un inconfessabile segreto. in un locale debitamente malfamato avviene l`incontro fatale con una giovane prostituta di sangue indio. la situazione si fa subito tesa, pericolosa, e li induce prima a spingersi verso l`interno, poi a rientrare clandestinamente negli stati uniti, dove il protagonista ridara` la scalata al successo e quell`inconfessabile segreto tornera` a offuscarne la carriera sino alla soluzione finale, tragica nella sua necessita` adombrata gia` nelle prime scene. come sempre in cain, l`atmosfera e` torrida e la vicenda avvolta da un velo lucido e intriso di eros, il tutto reso con scarne scene e quei dialoghi anche piu` scarni a cui ci ha abituati hollywood. ma in questo caso il cinema dell`epoca non e` stato all`altezza - e occorrera` tornare a leggere questo noir esemplare.

da un luogo che somiglia a un averno di desolazione beckettiana, a un "inferno tiepido" posto tra la vita e la morte, un intervistatore timido, testardo e colpevolmente curioso invia dodici colloquio impossibili con altrettanti illustri defunti. ciascuno di loro palesa tutte le proprie paure, ossessioni, frustrazioni, manie. parlando a tutankhamon: "lei mi scusera`: io non so davvero come rivolgerle la parola...". tutankhamon: "lei ritiene di dovermi rivolgere la parola?"


un`evocazione della san francisco notturna piu` torbida, quella illuminata dalle insegne al neon dei peep show e della lap dance. jesse ha ventinove anni, e si tinge i capelli di biondo in un patetico tentativo di riconquistare il suo uomo. passa le notti ad aspettarlo, mentre lui la trascura per scivolare nell`ambiguita` dei locali gay. jesse comincia a detestare i propri lati deboli, quello stesso atteggiamento accomodante e remissivo che ha sempre visto in sua madre. l`occasione per lasciarsi tutto alle spalle gliela offre madam pig, la grassona ricca e alcolizzata cui jesse fa i lavori di casa. pig le chiede di ritrovare sua figlia madison, scappata di casa anni prima, e inghiottita dai quartieri a luci rosse della citta`. ma quando jesse la trova, conosce un`altra verita`. madison non e` la figlia di pig. lavora in un locale di lap dance di mission district, ed e` una donna che ama giocare con il suo passato oscuro, consapevole del potere che esercita sugli altri. "quando l`ho vista ballare, spalancare le gambe davanti al pubblico, non riuscivo a capire se desideravo lei o se desideravo essere come lei." l`attrazione che jesse prova per quella vita e` folgorante, e cosi` si lascia trascinare da madison al di la` di ogni confine. jesse si cala senza remore in quel nuovo universo, attraversando gli abissi della perversione con sguardo distaccato e privo di giudizio, in una ricerca disperata di se stessa.


"salo` o le 120 giornate di sodoma", ultimo film di pasolini, e` un "film in forma di enigma": la lucida visione di una societa` ingorda e assassina, contro cui il poeta ha lottato fino a restarne oscuramente vittima. il film dipinge "more geometrico" il volto terribile e grottesco del fascismo repubblichino attraverso l`immaginazione sessuale di un grande sovversivo: il marchese de sade, rivoluzionario e conservatore, violento e scandaloso intellettuale sui generis. il "divino marchese", rappresentante dell`illuminismo che per eccesso di razionalita` degenera nel suo contrario, e` strumento di una narrazione agghiacciante e bloccata, specchio di una societa` dei consumi fatta di parole, leggi e comportamenti concepiti per estirpare all`umanita` la sua autonomia pensante. "salo`" ne descrive cause ed effetti: l`orrore della strage trasformato in quotidiana normalita`.

"il settimo sigillo", a dispetto della sua estetica medievale, si impone ancora oggi come efficace esempio di prodotto storico-culturale e al tempo stesso segna la definitiva consacrazione di un autore tra i piu` impegnati e controversi della settima arte. la strenua riflessione sull`uomo, il dubbio esistenziale, la necessita` della fede, fanno di questa pellicola un imprescindibile fulcro dell`opera di bergman; ma qui, piu` che altrove, il regista insiste sul valore simbolico del viaggio inteso come conoscenza di se` e ricerca spirituale. il cavaliere block ingaggia una sfida a scacchi con la morte: gioco dalla forte valenza allegorica e approdo metafisico nell`economia della narrazione; il crociato deve guadagnare tempo per raggiungere la meta e dare una risposta che plachi l`ansia della sua esistenza. l`apocalisse e` alle porte, la peste dissemina orrore e dio resta celato nel silenzio; block intuisce che la ricerca non sara` stata vana se anche a un solo spirito puro verra` concessa la via della salvezza.

