





la citta` e la possibilita` di governarne lo sviluppo per il bene comune sono temi fondativi della sinistra. basta riandare alla manchester descritta da engels o alle lotte di inizio novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l`avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. vi e` stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra - non solo quella comunista - rifiutava l`etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla citta`, visioni e azioni squisitamente riformiste. erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di roma, napoli, palermo e contro i comitati d`affari incistati nella politica; e gli anni di alleanze per l`epoca decisamente inedite. ed ecco il paradosso. mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora: distante com`e` dalla riflessione attualissima sull`urgenza di un freno al consumo di suolo; troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici - la mitizzazione dell`esproprio, la demonizzazione dei pri-vati - e troppo vicina, in tanti altri, a quel "partito del cemento" trasversale che spesso detta legge sul futuro delle citta` ed e` fonte di inquinamento affaristico della politica. ma la sinistra puo` permettersi di tradire la citta`? o non rischia cosi` di condannare se stessa?





nel 2020 ricorreranno i 100 anni dalla nascita di gianni rodari. sara` una bellissima occasione per tutti per riscoprire non solo quanto grande sia stato, ma soprattutto quanto bisogno abbiamo ancora delle sue parole divertenti, acute, intelligenti, lungimiranti, aperte, coerenti, rette... abbiamo percio` deciso di rendergli un tributo particolare, coinvolgendo 100 grandi illustratori italiani e stranieri e chiedendo a ciascuno di realizza-re una tavola scegliendo la propria favola o filastrocca di rodari preferita. eta` di lettura: da 6 anni.

il polacco, un pianista noto per le sue interpretazioni austere, sviluppa per la piu` giovane beatriz un amore lirico e irragionevole. lei, che ama farsi trasportare dalla musica, e` riluttante a farsi trasportare dal lirismo, e si oppone all`idea di diventare una musa, un oggetto del desiderio, la sua beatrice. rivelarsi l`uno all`altra e` un`arte sottile, destinata forse a rimanere inattingibile, che solo la scrittura esatta e imprevedibilmente ironica di j. m. coetzee riesce a catturare. (). lei e` una donna elegante, della buona societa` di barcellona. lui e` un pianista settantenne, austero interprete di chopin. il nome di lei e` beatriz, quello di lui e` cosi` pieno di w e di z che lo chiamano semplicemente . dopo il concerto organizzato dal circolo musicale del barri go`tic e la successiva cena, non paiono destinati a rivedersi. a lei, in fondo, il concerto non e` neppure piaciuto: troppo secco e severo. eppure, a distanza di mesi, il polacco torna in spagna: . da quando l`ha incontrata, la sua memoria e` piena di lei. beatriz, assicura il polacco, e` per lui cio` che beatrice era per dante: il suo destino, la risposta all`enigma della sua vita. beatriz non e` d`accordo - -, non apprezza i complimenti di lui, lo trova arido, cadaverico, privo di ardore. qualche giorno insieme a maiorca, un`avventura incerta in una lingua, l`inglese, che non e` quella di nessuno dei due. e tutto cio` che beatriz concede al polacco, alla sua ammirazione per lei. poi piu` nulla. cio` che rimane della loro storia, del cieco amore del pianista per la donna sposata co