

il libro fotografico ha per oggetto la sardegna dal 1953 al 1967 fotografata da franco pinna. questo e` un libro di storia, anche se di storia particolare. lo e` perche` si occupa di fotogiornalismo ed occuparsi in maniera criticamente cosciente di fotogiornalismo significa occuparsi della storia - ora dei grandi avvenimenti, ora della cronaca piu` ordinaria, ma sempre di storia si tratta che le sue immagini finiscono comunque per documentare. questo, non e`, non puo` essere un libro di storia tout court, e` un libro di storia innanzitutto personale di un fotografo: franco pinna, del suo modo di vivere e d`interpretare la storia di cui si rende testimone.


progettato sin dal 1878 come monumento funebre al re vittorio emanuele ii, dopo travagliate vicende costruttive, l`altare della pace fu inaugurato nel 1911, nel cinquantesimo anniversario dell`italia unita. da mausoleo dinastico si e` trasformato nel simbolo dell`intera nazione. nel 1921, con l`inumazione della salma del milite ignoto al centro dell`altare, il monumento e` come riconsacrato. poi il fascismo sequestra per se` il sentimento di venerazione popolare nei confronti dei sacrifici patiti e per il vittoriano inizia un`altra stagione: l`immensa mole marmorea diventa tribuna per un perenne ossequio patriottico e quinta di regime. in epoca repubblicana si assiste allo svilimento del simbolo in attesa dell`ultima rinascita.


il coperto dei figini era un antico e popolare casamento che si stagliava di fronte al duomo di milano. quando, a partire dal 1864, la zona venne ristrutturata per l`ampliamento della piazza e la costruzione della galleria, anche il coperto venne abbattuto: una porzione della vecchia milano moriva, sostituita da altri spazi e da nuove classi sociali. tarchetti ambiento` in quel modesto ma storico quartiere il suo primo romanzo, paolina. e` la storia di un matrimonio "che non s`ha da fare": due giovani poveri e onesti, un nobile arrogante e corrotto, un rapimento, uno stupro. una vicenda tragica con una sconvolgente sorpresa finale, narrata con la rabbia tipica degli scapigliati, ma anche con la malinconia che suscitano le cose scomparse.