quando, il 24 maggio 1915, si apri` il fronte italo-austriaco, nessuno di coloro che avevano teorizzato la guerra di montagna avrebbe mai immaginato che cosa sarebbe stata. tanto meno coloro che si accingevano a combatterla. non fu guerra lampo, ne` di movimento, fu guerra di posizione: ma su un terreno sconosciuto, inospitale, e che da li` a poco avrebbe mietuto le sue vittime con il freddo e le valanghe. gli eserciti dovettero misurarsi anche con quella natura: sublime alla vista, celebrata, nemica. li` dove si pensava potessero agire solo piccole pattuglie, si stanziarono ingenti masse d`uomini che, per vivere, dovettero trascinare in quota masse di animali, e una quantita` iperbolica di materiali, macchine e armi; sfollare parte delle popolazioni e militarizzarne altra; allestire un esercito parallelo di lavoratori civili e prigionieri. la guerra di montagna fu molte guerre: di masse sugli altopiani, alpinistica sulle dolomiti e sui ghiacciai, sotterranea in tutti i settori, tecnologica e di saperi. infine, si fece sistema che si autoregolava, sovrapponendosi e sostituendosi a quello alpino. il libro di leoni racconta come tutto cio` pote` accadere, di come la sfida militare fosse stata preannunciata da quella turistico-alpinistica fin dalla seconda meta` dell`ottocento; di come vissero e raccontarono quell`esperienza i combattenti, ma anche i prigionieri, i civili; di come cambiarono le relazioni fra uomo e ambiente. |