e di nuovo inverno, e` di nuovo freddo. il lago averno, dove gli antichi credevano si trovasse la porta dell`aldila`, e` scuro come il cielo sopra le nostre teste. ad aguzzare gli occhi, riusciamo appena a distinguere la migrazione notturna di uno stormo di uccelli. all`alba, le colline brillano di fuoco, ma non e` piu` il sole di agosto: i nostri corpi non sono stati salvati, non sono sicuri. in averno, louise gluck canta la solitudine e il terrore per l`ignoto, lo splendore della notte e l`amore, il desiderio: perche`, sembra dirci, anche quando tutto e` muto e spento, capita a volte di sentire musica da una finestra aperta, in una mattina di neve, e allora il mondo ci richiama a se`, e la sua bellezza e` un invito. premio nobel per la letteratura 2020. |