che ci sia uno spazio per la poesia comica, non lo dimostrano oggi solo le strade di autori in via di canonizzazione come vito riviello, o jolanda insana, o angelo maria ripellino: in modi - e mondi - molto diversi lo fa anche, miracolosamente, fabio lapiana. in questo macrotesto composto attraverso un crescendo di frasi che paiono pensierini da sussidiario, si annida in realta` un clic di sovvertimento dell`ordine logico tale da mandare in crisi il mondo e quel che ne resta in quei frantumi di esistenza che oggi ci illudiamo di vivere. la poesia di lapiana, cosi`, fa ridere soprattutto perche` ci disarma con la sua finta ingenuita`, arma contro noi stessi il nostro senso comune. , recita un suo verso: nemmeno questa poesia lo e`, eppure proprio la sua imperfezione ha il potere di destituire di senso, in modo sommesso, la inaudita e troppo ascoltata cerimonia delle nostre viziose retoriche. le retoriche di un io, di un tu, di un noi piovuti con precisione millimetrica dalla vita reale. sicche`, se e` vero che , la lettura di questo libro ci lascia disarmati e ammutoliti. |