osserva olivier philipponnat nella prefazione a questo volume. e tuttavia, aggiunge, le sue lettere fanno parte a pieno titolo dell`opera letteraria, soprattutto perche` ci consentono di scoprire una voce piu` intima, piu` autentica, diversa da quella che abbiamo imparato ad amare nei romanzi e nei racconti - sorprendente. se le prime, le lettere delle anne`es folles, ci restituiscono l`immagine di una ragazza vivace e spensierata che, pur legata alle sue origini russe (e al ricordo della tragedia a cui ha assistito), approfitta golosamente di tutto quello che parigi e la francia possono offrirle - e che non perde l`ironia nemmeno quando si sente malinconica, arrivando a chiedersi: -, in quelle degli anni trenta scopriamo la romanziera brillante e determinata, sia nei rapporti con gli editori che nei confronti della critica. con lo scoppio della guerra, l`occupazione nazista e le leggi antiebraiche, vediamo crescere in lei l`angoscia, la collera, la disillusione - e leggeremo con un nodo in gola la lettera con cui affida le figlie alla governante, elencando i beni di cui disfarsi per provvedere al loro sostentamento, e l`ultima, scritta al marito subito prima della deportazione ad auschwitz. |