romanzi a chiave che svelano gli intrighi di corte, opere troppo fiacche quanto a faziosita` socialista, storie d`amore in bengali da cui traspare l`odio per la dominazione inglese, e poi censori ormai insofferenti del loro lavoro, poliziotti sulle tracce di testi proibiti e appassionati bibliotecari indiani: sono solo alcuni dei protagonisti, di carta e in carne e ossa, di un libro dagli obiettivi non meno semplici che audaci - ripensare l`idea stessa di censura. attraverso approfondite ricerche d`archivio, darnton ricostruisce, negli aspetti teorici e nell`applicazione pratica, i meccanismi di controllo messi in atto da tre diversi sistemi autoritari: la francia borbonica del xviii secolo, dove il libro era un privilegio per pochi e la sanzione regia valeva non solo a reprimere, ma anche a certificare la qualita` del prodotto, mentre il censore era al tempo stesso critico letterario e revisore editoriale; il raj britannico, osservato nel momento in cui, dopo la rivolta del 1857, l`esigenza di tenere d`occhio la produzione letteraria indigena si tradusse in una curiosa mania etnografico-classificatoria; e la germania dell`est, dove la censura era parte di un vasto piano di ingegneria sociale e gli apparatcik svolgevano nell`ombra il ruolo di agenti-editori, negoziando permessi di pubblicazione, discutendo le bozze e lavorando per riportare nei ranghi i potenziali dissidenti. sono prassi censorie distanti nello spazio e nel tempo, eppure capaci di riportare alla luce . e di farci riflettere sui problemi che oggi pone la convergenza di due tipi di potere, . |