come e` possibile intuire dal titolo di questo romanzo, il narratore, bras cubas, e` gia` morto. non ha niente da perdere e puo` permettersi di raccontare la storia della sua vita senza preoccuparsi delle norme sociali o del giudizio dei suoi contemporanei; si dedica quindi alla stesura di queste sue "memorie postume" in barba a qualunque convenzione, non solo sociale, ma anche letteraria. cosi`, a cominciare dal suo funerale, si dipana l`esistenza di bras cubas: un`esistenza ordinaria, priva di particolari meriti o demeriti, vissuta tra i salotti dell`alta societa` carioca di meta` ottocento. il protagonista-narratore non si esime dal raccontarci con autoironia ogni dettaglio della sua vita, senza tralasciare i suoi vizi e fallimenti: l`indulgente educazione borghese ricevuta in famiglia, le ambizioni politiche frustrate a causa della sua mancanza di determinazione, lo scarso interesse verso la possibilita` di un buon matrimonio - ossessione, invece, di sua sorella sabina -, la passione giovanile per una prostituta che lo portera` quasi alla follia, il grande amore per virgilia, sposata a un importante e onorevole membro del governo. e ancora, a inframezzare i ricordi, le elucubrazioni sul senso della vita, alimentate dalla filosofia "humanitista" inventata di sana pianta dal suo amico quincas borba. alla luce degli eventi, soppesando gioie e dolori, rimpianti e momenti felici, bras cubas, dalla posizione privilegiata della sua tomba, non si sente in diritto di insegnarci alcunche`, ma ci ricorda, con sagacia e spensieratezza, che in fondo l`unica vera disgrazia e` quella di non essere mai nati. |