pubblicato per la prima volta nel 1969, il filo di mezzogiorno precorre con straordinaria attitudine al futuro alcuni tratti dell`autofiction e del memoir, raccontando l`esperienza psicoanalitica vissuta dall`autrice dell`arte della gioia dopo il periodo di depressione, sfociato in un tentativo di suicidio. attraverso le parole che la protagonista rivolge al suo medico - con cui instaurera` un rapporto intimo e appassionato -, ricostruiamo tutto il suo percorso: la partenza da casa, le pensioni di terza categoria, i corsi d`arte drammatica, la persecuzione fascista, la "follia" della madre, la difficolta` nei rapporti con l`altro sesso, l`amore devastante per citto ("non facemmo la sciocchezza di sposarci ma il giuramento di restare insieme fino a quando l`amore ci avrebbe tenuti uniti"). emerge da queste pagine una consapevolezza che e` al tempo stesso personale e universale, una riflessione acuta e sensibile sulla condizione femminile, priva di ogni pregiudizio morale: la scoperta delle fragilita` e delle paure, dell`amore, della vita. |