questa storia comincia (male) e finisce (bene) sul kangchendzonga, la terza vetta piu` alta della terra, una delle piu` difficili da scalare. e una storia epica, non solo di alpinismo, ma soprattutto d`amore e di crescita interiore. siamo nel 2009 e nives meroi e` in corsa con altre due alpiniste per diventare la prima donna ad aver conquistato i quattordici ottomila del pianeta. come ha sempre fatto, affronta il kangch, la sua dodicesima cima, in cordata con il marito romano, e senza "sconti": ne` portatori d`alta quota, ne` ossigeno. allo stesso tempo, mentre i media spettacolarizzano l`impresa, nives non e` insensibile alla sirena della fama, che la sta trascinando in un gioco che non le appartiene... ma, a poche centinaia di metri dalla vetta, romano non si sente bene e si ferma. che cosa sceglie di fare, allora, nives? proseguire da sola, conquistando un`altra cima utile per la vittoria, come molti le avrebbero suggerito? no, lei non esita: abbandona la gara perche` non puo` lasciare romano solo ad aspettare. cosi` si conclude il primo atto di questa vicenda. ne seguono altri tre in cui entrano in scena la malattia, la complicita`, la capacita` di attendere, la voglia di reagire senza scoraggiarsi quando si prende una via sbagliata. per giungere al lieto fine in cui il kangch si lascia finalmente conquistare da nives e romano che, in un confronto leale e puro con la natura, hanno compreso il senso profondo della vita. |