sulla copertina che il new york magazine dedico` ad harold brodkey per l`uscita della raccolta "storie in modo quasi classico", avvenuta nel settembre del 1988, trent`anni dopo la pubblicazione di "primo amore e altri affanni", si legge in grande: "ii genio". lui, uomo schivo, cantore dei dolori dell`anima e del se`, non mostro` mai di crederci troppo e tutto quello a cui si dedico` in vita lo fece nella speranza di essere scoperto poi, una volta morto. eppure il suo universo narrativo e` diventato leggendario, un liquido amniotico denso nel quale calarsi per esplorare le intimita` della coscienza in una riflessione sul mondo filtrata dai sensi e dal ricordo. quelle contenute in "storie in modo quasi classico" sono vere e proprie rivelazioni: racconti che si esauriscono nel tempo di formazione dei loro personaggi, tutti colti in maniera sconsolata in quel preciso passaggio tra infanzia e adolescenza. si rincorrono, in queste pagine, bambini che vivono folgorazioni epifaniche, ragazzini che perdono l`innocenza, piccoli uomini che scoprono l`estate del piacere, eroi che crescono, cambiano, diventano grandi e poi ricordano. con quel tocco di leggera morbosita` con cui ci inizia alle prime scoperte della vita, harold brodkey ci lascia li`, nei misfatti della memoria, cosi` diversa dalla realta` che alla fine sembrera` quasi di trovarsi in un altro mondo. |