per i moltissimi, appassionati lettori di wislawa szymborska, scomparsa nel febbraio 2012, questa raccolta postuma sara` come un emozionante commiato, in cui sentir vibrare per l`ultima volta le note inconfondibili della sua poesia: in un tale che osservo da un po` di tempo l`anonimo protagonista e` un netturbino che conduce una silenziosa battaglia contro l`entropia raccogliendo una gabbietta abbandonata fra i cespugli e portandola via con se`, "perche` resti vuota"; in coercizione la szymborska incrina le certezze dei vegetariani evocando le sofferenze di una foglia di insalata: "anche l`uomo piu` buono / addenta e digerisce qualcosa di ammazzato / perche` il suo cuore tenero / non cessi di pompare". altrove ecco affiorare un quadro metafisico in cui gli oggetti continuano a compiere imperturbabili il proprio dovere, anche quando intorno a loro tutto e` morte e desolazione: cosi` uno specchio, in una casa distrutta da un bombardamento, "non rifletteva piu` nessuna faccia", eppure "funzionava in modo inappuntabile, / con professionale assenza di stupore". ma c`e` anche una lirica d`amore, lievissima come l`abbraccio all`aeroporto di due amanti che si rivedono dopo` una lunga assenza, intabarrati in abiti invernali, sciarpe, cappelli, guanti e stivali, "ma solo ai nostri occhi. / ai loro sono nudi". infine, in a una mia poesia, la szymborska ci lascia con l`immagine ironica di una poesia che scompare nel nulla, senza essere mai stata messa per iscritto, borbottando soddisfatta qualcosa tra se` e se`. |