"il neopaganesimo puo` essere variamente definito e interpretato. in questo caso per neopaganesimo si deve, pero`, intendere quell`atteggiamento, o quel punto di vista, che coincide con l`etica del finito o che comunque l`assume come propria." inizia cosi` la riflessione di salvatore natoli che ruota attorno al tema del neopaganesimo e della sua etica, nell`accezione di visione del mondo e senso, ethos, ossia costume e abitudine, piu` che regola e dovere. etica del finito significa dunque comprendersi a partire dalla propria finitudine. il neopaganesimo e` quindi costitutivamente non cristiano, anche se non necessariamente anticristiano; il cristianesimo postula infatti una finitudine, ma e` quella propria della creatura di dio, non quella naturale del mortale. il paganesimo cui natoli fa riferimento e` quello della visione greca del mondo, per cui la misura della finitudine e` invece solo la morte; quindi il finito finche` esiste e` degno di esistere e l`uomo deve valorizzarsi nel tempo, mantenersi fedele al presente, essere all`altezza della propria morte. per vivere il finito senza pretendere l`infinito, il pagano deve sapere quel che puo`, in assenza di speranza di salvezza e nella consapevolezza della comune fragilita` umana. i nuovi pagani, qui presentato in edizione ampliata e con un nuovo titolo, e` stato pubblicato per la prima volta da il saggiatore nel 1995. |