nel settembre del 1943 dante isella, poco piu` che ventenne, attraversa fortunosamente il confine italo-svizzero, e nel gennaio dell`anno successivo approda a friburgo, dove gia` e` insediata una piccola comunita` di esuli, oltre che dall`italia della disfatta, dalla francia di pe`tain e dalla spagna di franco. al suo bisogno di "verita` minime, ma certe", di maestri capaci di iniziarlo a "idee e strumenti con i quali riprendere da capo una storia tragicamente deragliata sui binari dell`inganno e dell`odio" risponde come per miracolo l`incontro, nelle aule universitarie, con un giovane filologo romanzo. e un`improvvisa rivelazione, e una grande frustata: con la generosita` del suo temperamento mercuriale e di una cultura portata con signorile disinvoltura - in cui gia` fermenta la lezione della stilistica spitzeriana, dello strutturalismo saussuriano e della critica d`arte di longhi -, gianfranco contini seduce i suoi allievi, li trasporta nell`atmosfera tesa, rarefatta dove si va preparando un`operazione di radicale novita`: quella ricongiunzione di filologia e critica che avrebbe permesso di "riuscire postcrociani senza essere anticrociani". nell`arco di un anno - cui in qualche modo riconducono, come a un nucleo essenziale, tutti gli scritti qui riuniti matura una vocazione e, insieme, una linea di ricerca che, dalla meta` degli anni cinquanta, dara` frutti (dagli studi su dossi alle edizioni di porta, parini, gadda, manzoni) destinati a lasciare il segno. |