
il consolidamento del potere del mercato specie nella finanza e nell`industria tecnologica ha portato a un`esplosione della disuguaglianza. la situazione e` drammatica: poche corporations dominano interi settori dell`economia, facendo impennare la disuguaglianza e rallentando la crescita. la finanza ha scritto da sola le proprie regole; le compagnie high-tech hanno accumulato dati personali senza controllo e il governo americano ha negoziato accordi commerciali che non rappresentano gli interessi dei lavoratori. troppe persone si sono arricchite sfruttando gli altri invece che creando ricchezza. le vere fonti della ricchezza e della crescita, per stiglitz, sono gli standard di vita, basati su apprendimento, progresso della scienza e tecnologia e le regole del diritto. gli attacchi al sistema giudiziario, universitario e delle comunicazioni danneggiano le medesime istituzioni che da sempre fondano il potere economico e la democrazia. tuttavia, per quanto ci si possa sentire indifesi oggi, non siamo, tutti noi, senza potere. in effetti, le soluzioni economiche sono spesso chiare. dobbiamo sfruttare i benefici del mercato ma nello stesso tempo domare i suoi eccessi, assicurandoci che lavorino per noi cittadini - e non contro di noi. se un numero sufficiente di persone sosterra` l`agenda per il cambiamento delineata in questo libro, puo` non essere troppo tardi per creare un capitalismo progressista che realizzi una prosperita` condivisa.

il livello di disuguaglianza del reddito in america raggiunge oggi picchi mai visti da prima della grande depressione. negli anni del boom, precedenti alla crisi finanziaria del 2008, l`1 per cento dei cittadini si e` impadronito di piu` del 65 per cento dei guadagni del reddito nazionale totale. e tuttavia, mentre il pil cresceva, la maggior parte dei cittadini vedeva erodere il proprio tenore di vita. nel 2010, mentre la nazione lottava per superare una profonda recessione, l`1 per cento guadagnava il 93 per cento del reddito aggiuntivo creato nella cosiddetta "ripresa". mentre coloro che sono in alto continuano a godere della migliore assistenza sanitaria, della migliore educazione e dei benefici della ricchezza, essi spesso non riescono a comprendere che, come sottolinea l`autore, "il loro destino e` collegato a quello dell`altro 99 per cento". in questo volume stiglitz unisce la sua formidabile visione economica a un appassionato richiamo affinche` l`america torni agli ideali economici e politici che l`hanno resa grande. la disuguaglianza infatti non nasce nel vuoto. e il risultato dell`interazione di forze di mercato e di manovre della politica. grazie a essa l`america e` sempre meno la terra delle grandi opportunita` e sempre meno e` in grado di rispondere alle aspirazioni e ai bisogni dei suoi cittadini. ma non deve necessariamente essere cosi.

la globalizzazione non e` un male e va abbracciata. a sostenere questa tesi e` stiglitz, autorevole sostenitore della critica alla globalizzazione liberista. si tratta forse di una ritrattazione del premio nobel? in realta`, e` il frutto di una constatazione: se la globalizzazione e` un processo inevitabile, e` possibile farla funzionare in direzione del benessere dei paesi piu` arretrati e dei cittadini dei paesi avanzati attraverso un mix di politiche di solidarieta` e di intervento delle istituzioni internazionali.

il vincitore del premio nobel per l`economia nel 2001, consigliere di bill clinton durante il primo mandato, e vicepresidente della banca mondiale dal 1997 al 2000, affronta il tema della globalizzazione cercando di rispondere ad alcune domande: cosa s`intende per globalizzazione? quali sono i presupposti, quali gli effetti e quali i danni? chi sostiene la globalizzazione, chi la governa e chi la contesta?