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Sahebi Alessandro (Qta:1)

Copertina non disponibile
Collana: Strade Blu
EAN: 9788804792291ISBN: 880479229919.00 € Aggiungi al carrello

di fronte alla classica domanda "cosa fai nella vita?", pochissimi risponderebbero con qualcosa di diverso dal proprio lavoro; nessuno direbbe "sono un buon amico" o "cerco di migliorarmi come padre". perche nella nostra societa e quanto produci - non le passioni, le relazioni o gli ideali - cio che ci definisce, una lente totalizzante attraverso cui giudichiamo il valore nostro e di chi ci circonda. e che determina quanto siamo felici, o profondamente tristi. ma qualcosa sta cambiando. sempre piu persone rifiutano il ricatto dell?identificazione totale con la carriera, diffidano dell?etica del sacrificio che spesso maschera lo sfruttamento, mettono in discussione il culto del rendimento come unica misura del valore umano. emerge, ogni giorno piu nitida, la consapevolezza che il sistema in cui viviamo ci stia privando di tutto: del tempo, dello spazio, persino del linguaggio con cui pensiamo e parliamo. resta da capire come mai e, soprattutto, come uscirne. in questo saggio lucido e provocatorio alessandro sahebi smonta le narrazioni dominanti nella nostra societa - il mito della meritocrazia, l?ossessione per la performance, l?equazione tra fallimento economico e colpa individuale - per restituirci un?immagine piu onesta dei meccanismi sociali che ci governano e degli strumenti con cui possiamo iniziare a disinnescarli. lo fa con rigore, ma anche con uno sguardo politico che non rinuncia all?utopia. perche, se e vero che non riusciamo a immaginare una vita piu felice e che l?automazione e l?intelligenza artificiale stanno riscrivendo le regole del mondo del lavoro, non ci restano che due alternative: continuare a soffrire o sforzarci, insieme, di costruire una societa nuova. una societa in cui il lavoro non sia piu l?asse portante dell?identita, ma una delle tante attivita che rendono piena una vita. in cui "chi sei" conti piu di "quanto vali". il pensiero dominante ci ha convinto che la felicita sia una conquista individuale, non collettiva. ma e solo l?ennesimo i

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