se vi dicessero "la corazzata potemkin", "psycho" e "taxi driver", a cosa pensereste? siate sinceri: pensereste alla scena della carrozzina, alla scena della doccia e alla scena del "dici a me?" davanti allo specchio. il fatto e` che per quanto la storia sia coinvolgente, per quanto l`intreccio sia ben congegnato, per quanto possa essere originale l`assunto delle premesse drammatiche, cio` che per primo ricordiamo dei film che abbiamo amato sono delle scene. questo perche` e` necessariamente nelle scene che accade qualcosa di irripetibile, di specifico, di toccante. anche per questo e` difficile parlare della scena rispetto alla struttura generale del film: perche` la grande scena vive soprattutto dell`intuizione e del talento di chi la scrive, della sua capacita` di infonderle quella vita e quella verita` che purtroppo (o per fortuna) sfuggono a ogni metodo o teoria... non sorprende quindi che esista una sorta di "linguaggio della scena", che e` il risultato dello studio congiunto fatto negli anni da registi, attori, sceneggiatori, ma tocca da vicino anche il mestiere del montatore e del compositore. conoscere questo linguaggio permette di leggere la scena, di dividerla un po` come se fosse composta da battute musicali (i cosiddetti "beat", appunto) individuando i punti in cui, per continuare nella metafora musicale, occorre un "piano" o un "fortissimo". per lo sceneggiatore la conoscenza di questo linguaggio e` di fondamentale importanza perche` permette di costruire correttamente una scena. |