
non c`e` dubbio: e` all`immenso potere dei libri che si deve la diffusione dell`illuminismo. ma come si spiega la loro forza di rompente in un`epoca in cui non esisteva la liberta` di stampa? nella francia dell`ancien re`gime ogni pubblicazione dipendeva infatti da un tortuoso iter, senza il quale era impossibile ottenere il privile`ge concesso dal re. per di piu` la corporazione parigina dei librai e stampatori, grazie a una complessa rete di relazioni tipica di un`oligarchia endogama, dominava in tutto il regno, paralizzando di fatto le imprese di provincia. lo scenario che darnton dischiude in questo libro, frutto di lunghe, tenaci ricerche d`archivio, e` perturbante: quasi tutte le opere che hanno trasmesso il pensiero dei philosophes furono stampate in quella

romanzi a chiave che svelano gli intrighi di corte, opere troppo fiacche quanto a faziosita` socialista, storie d`amore in bengali da cui traspare l`odio per la dominazione inglese, e poi censori ormai insofferenti del loro lavoro, poliziotti sulle tracce di testi proibiti e appassionati bibliotecari indiani: sono solo alcuni dei protagonisti, di carta e in carne e ossa, di un libro dagli obiettivi non meno semplici che audaci - ripensare l`idea stessa di censura. attraverso approfondite ricerche d`archivio, darnton ricostruisce, negli aspetti teorici e nell`applicazione pratica, i meccanismi di controllo messi in atto da tre diversi sistemi autoritari: la francia borbonica del xviii secolo, dove il libro era un privilegio per pochi e la sanzione regia valeva non solo a reprimere, ma anche a certificare la qualita` del prodotto, mentre il censore era al tempo stesso critico letterario e revisore editoriale; il raj britannico, osservato nel momento in cui, dopo la rivolta del 1857, l`esigenza di tenere d`occhio la produzione letteraria indigena si tradusse in una curiosa mania etnografico-classificatoria; e la germania dell`est, dove la censura era parte di un vasto piano di ingegneria sociale e gli apparatcik svolgevano nell`ombra il ruolo di agenti-editori, negoziando permessi di pubblicazione, discutendo le bozze e lavorando per riportare nei ranghi i potenziali dissidenti. sono prassi censorie distanti nello spazio e nel tempo, eppure capaci di riportare alla luce

ci sono opere che hanno letteralmente cambiato il panorama della civilta`, e a questa categoria appartiene senza dubbio l`encyclope`die di diderot e d`alembert. con i ventotto volumi in folio della prima edizione e l`enorme varieta` delle sue 71.818 voci, accompagnate da 2885 tavole, segno` un rivolgimento radicale nel modo di concepire la cultura, presentandosi come la summa dell`illuminismo. ma fu - come subito apparve evidente - anche un`impresa economicamente assai redditizia, e in virtu` dello stesso motivo per cui il governo francese voleva sequestrarla: in odor di eresia, si vendeva perche` sfidava i valori tradizionali e le autorita` consolidate. alle speculazioni dei philosophes, ben presto, fecero quindi da prosaico controcanto le speculazioni di genere assai diverso dei vari editori dell`enciclope`die, che, mossi da un`avidita` senza limiti, rappresentarono la perfetta incarnazione di quella fase della storia economica che prende il nome di "capitalismo selvaggio". ricostruendo la biografia dell`encyclope`die, robert darnton racconta cosi` un`appassionante storia di spionaggio industriale ante litteram, e al tempo stesso compone un magistrale trattato in cui convergono storia del lavoro e dell`economia, storia delle idee e della cultura, e dove trovano risposta domande fondamentali: in che modo si propagarono nella societa` i grandi movimenti intellettuali? che peso ebbero sulla sostanza e sulla diffusione della letteratura la sua base materiale?

nell`era digitale il libro resistera`, andra` in crisi o addirittura rinascera` a nuova vita? google books rappresenta una minaccia per il mercato, un`opportunita` per la democratizzazione della conoscenza, o un`incognita per entrambi? internet sara` la nuova biblioteca di alessandria o un`incarnazione alienante e distopica della biblioteca di babele? nessuno meglio di robert darnton, insigne storico del libro e direttore di uno dei piu` importanti sistemi bibliotecari d`america, a harvard, poteva affrontare simili interrogativi. chi tuttavia si aspetta l`ennesima, retriva difesa del libro tradizionale rischia di rimanere deluso: bibliofilo nel senso piu` puro del termine, ma per nulla intimorito dalle sfide dell`innovazione, darnton e` convinto che il matrimonio fra libri e tecnologia possa essere felice. e per convincere anche noi innesca una serie di illuminanti cortocircuiti fra passato e futuro: spiega i rischi dell`euforia digitale leggendo un best seller fantascientifico del 1771; il funzionamento delle nostre scelte di lettura analizzando i commonplace books d`epoca stuart; i meccanismi della produzione libraria pedinando un contrabbandiere settecentesco lungo l`itinerario neuchatel-marsiglia-montpellier. e racconta piccole e grandi verita`, spesso scomode, sul mondo del libro: scopriamo cosi` che le biblioteche di tutto il mondo distruggono moltissimi volumi per (presunta) mancanza di spazio, che la pirateria editoriale e` vecchia quanto l`invenzione di gutenberg.


il 7 luglio 1792 un deputato dell`assemblea legislativa (la rivoluzione era oggetto di duri attacchi) prese la parola e con la parola "fraternita`" propose la sua soluzione. i presenti, in procinto di scannarsi, si abbracciarono e baciarono. darnton prende questo episodio come emblema della sua riflessione sulla storia. il discorso trascorre dall`esperienza diretta dell`autore su come i fatti diventano racconto, all`analisi serrata delle posizioni di alcuni fra i maggiori storici e studiosi contemporanei o di alcune celebri scuole (dalle annales alla storia delle mentalita`). e in mezzo non mancano indagini sulla storia dell`editoria e della lettura, o riflessioni su singoli episodi, come quel "bacio di lamourette" che da` il titolo al volume.